Poirot (in originale: Agatha Christie’s Poirot) è una celeberrima serie televisiva britannica andata in onda sulla BBC dal 1989 al 2013, per ben tredici stagioni (con un totale di 70 episodi). In Italia viene inizialmente data su Rete 4, per passare a Diva Universal e poi parzialmente su Fox Crime. Dal maggio 2021 è riapprodata al digitale Top Crime, dove è lo show di punta del sabato sera. On demand è disponibile al momento su Prime Video di Amazon, con l’apparente eccezione della tredicesima e ultima stagione).
Poirot è una di quelle serie, in un certo senso, fuori dal tempo – anche per la particolare patina della pellicola su cui è girata. È così conosciuta e, come dire, famigliare che scriverne potrebbe sembrare un’operazione assolutamente superflua.
Al di là della mia personalissima passione per il protagonista, qui sublimemente interpretato, per il suo amore per il rigore e la simmetria e per il suo disprezzo per tutto ciò che, in opposizione, è umano troppo umano, vorrei proporne quella che credo esserne un’inedita lettura. Quella di un detective geniale che è anche un outsider sociale – che si riscatta dalla propria marginalità grazie al suo avere sempre ragione.
L’insolita rappresentazione di una parte nascosta di tutti noi: quella che sente di non appartenere del tutto a questa caotica realtà e il cui sguardo lucido, implacabile e oggettivo riesce a portare ordine nel caos della suddetta realtà, se non addirittura a risolverne l’enigma.
Poirot: 70 episodi tratti da romanzi e racconti di Agatha Christie
La serie, va da sé, è ispirata ai libri della grande scrittrice inglese – la più tradotta al mondo dopo Shakespeare; e fino a non molto tempo fa la più venduta dopo l’autore della Bibbia – con protagonista l’originale detective Hercule Poirot. Gli episodi tratti dai racconti (36) hanno una durata di 52 minuti; quelli tratti dai romanzi (34) arrivano invece a minuti 103. Come è naturale, non sempre gli episodi sono fedeli alla trama originale: ad ogni modo le differenze che talvolta presentano sono quasi sempre marginali. Si può dunque ritenere questo show televisivo come una trasposizione piuttosto fedele dell’opera di Agatha Christie.
Protagonista assoluto è dunque Hercule Poirot, detective privato di origine belga trasferitosi a Londra, dove è ambientata la gran parte delle storie. Magistrale interprete di questo Poirot è David Suchet, che alla sua figura ha ormai indissolubilmente legato l’immagine del famoso e stravagante personaggio. Buffo a dir poco ed impeccabilmente elegante al contempo, con i suoi baffi neri incerati e il suo muoversi a piccoli passi veloci e misurati. Difficile pensare a qualcuno – per lo meno da queste parti – che non abbia ora presente il superbo e geniale ometto a cui mi riferisco…
Ci torneremo. Del resto è lui e solo lui il centro di ogni narrazione. Narrazioni che sono però godibili, così come i libri di Agatha Christie, ciascuna per conto suo, senza alcun bisogno di seguire la carriera dell’investigatore dall’inizio alla fine. Inizio che ha inizio (pardon) con il primo romanzo, The Mysterious Affair at Styles (1920), per poi proseguire negli anni con opere come Assassinio sull’Orient Express (1933), Morte sul Nilo (1937), e chiudersi in Curtain (1975) con la morte del protagonista.
Una cura estrema, dalle ambientazioni ai personaggi
L’ambientazione di questa serie è dunque l’Inghilterra antecedente la Seconda Guerra Mondiale (metà anni ‘30), mentre i libri della Christie sono temporalmente ambientati secondo un arco temporale decisamente più lungo, che va dalla Prima Guerra Mondiale al Dopoguerra. Vi saranno comunque, nel corso delle puntate, decisi cambi di scenario – dal Belgio all’Egitto – seguendo la dislocazione geografica delle storie originali.
Estrema la cura riservata alle scenografie, che si tratti di esterni o interni, e a qualsiasi altro dettaglio, dalle automobili, ai vestiti e alle acconciature. Il tutto è legato alla particolare eleganza di quell’epoca, animata dal fascinoso stile Art Deco. Dagli hotel ai ristoranti, passando per i due appartamenti in cui vive Poirot, architetture e decorazioni, forme e colori esprimono a pieno lo spirito dell’epoca. Sono eliminate solo quelle stravaganze etniche che sarebbero entrate in contrasto con lo spirito logico e lineare dell’eccentrico investigatore.
Immancabili compagni di viaggio nelle avventure di Hercule sono il capitano Hastings (Hugh Fraser), l’ispettore capo Japp (Philip Jackson) e la segretaria Miss Felicity Lemon (Pauline Moran). Nelle ultime stagioni subentreranno l’amica scrittrice di gialli Ariadne Oliver (Zoë Wanamaker) e il maggiordomo George (David Yelland).
Hastings è il fantastico Watson, di cui il nostro Poirot abbisogna spesso e volentieri, sia per le commissioni pratiche sia per poter dare spettacolo delle sue brillanti deduzioni, dato che il capitano è persona squisita ma anche squisitamente idiota. L’ispettore capo è uomo burbero e pragmatico; la segretaria, una gentile e amabile zitella. Tutte le interpretazioni sono impeccabili – impeccabili poiché si basano su caratteri dai tratti romanzeschi e non su un banale realismo d’epoca. Chiuderemo citando Miss Oliver, intenzionale alter ego della scrittrice inglese; sul maggiordomo diremo invece che è solo un maggiordomo e che non è colpevole di alcun delitto.
Qui sopra, il bellissimo trailer delle puntate finali della storica serie Poirot (1989-2013)
Hercule Poirot e Sherlock Holmes: debiti e differenze
Pare la Christe abbia basato la creazione del suo mitico protagonista sull’osservazione dei rifugiati belgi della Prima Guerra Mondiale in Inghilterra, per dargli un corpo. L’anima viene invece indubbiamente da Sherlock Holmes, creatura letteraria capostipite nel mondo dei detective. Infatti la giovane Agatha Christie durante la grande guerra lavorò in ospedale come infermiera volontaria (dove apprese molte nozioni su farmaci e veleni che in seguito le tornarono assai utili). Pare che nei momenti di pausa leggesse i romanzi lasciati lì dai degenti e che i gialli di Conan Doyle andassero allora per la maggiore. Scommettendo con la sorella si cimentò nell’impresa di creare un personaggio all’altezza dell’acume logico di Sherlock: questa pare essere l’origine di Hercule e delle sue celluline grigie.
“Ho sempre ragione. Succede tanto invariabilmente che me ne stupisco io stesso.” Poirot non è solo incredibilmente intelligente: come Holmes, lo è al limite dell’essere insopportabile. Soprattutto per colpevoli e sospettati, per i quali è, nella migliore delle ipotesi, il ‘ficcanaso francese’ (al che lui immancabilmente obietta con stizza d’essere belga); talvolta è il ‘buffo damerino’ o anche ‘l’orrido ranocchio’.
Perché, se con Sherlock Holmes condivide l’essere solitariamente geniale, a differenza di questi Poirot è uno straniero. Lo è innanzitutto perché non è cittadino britannico. In secondo luogo perché non è né ricco né aristocratico, pur frequentando quasi esclusivamente famiglie nobili in decadenza o arroganti parvenu dell’alta borghesia.
Riportare ordine in un mondo contraddittorio e corrotto
La stessa Christie nacque in una famiglia benestante e trascorse, tra alti e bassi, un’esistenza agiata: il mondo che descrive è dunque un mondo esclusivo fatto di lussi e opulenza. Un mondo pieno di eredità e ovviamente di ereditieri. Pieno di primogeniti debosciati e di vecchi uomini d’affari senza scrupolo. Pieno di fanciulle infelici (non potendo sposare il proprio giovane amato squattrinato) e di ambigue vedove morfinomani…
Un mondo affascinante e corrotto, pieno di convenzioni e buone maniere, di cene galanti e feste con champagne, immense tenute di campagna e oscuri testamenti redatti oscuramente in molteplice copia. In questo mondo di decadenza ed oscura bellezza si muove con sofisticata eleganza il buffo ometto dai ‘magnifici baffi’ e dalla testa a ‘forma d’uovo’, e ovunque vada avviene – ça va sans dire – un omicidio.
L’omicidio è una sfida alla quale lui non può resistere, in un’epoca in cui non esistono videocamere o analisi del DNA, in un’epoca di progressi della scienza e di sedute spiritiche al contempo. Un’epoca in cui credere religiosamente in Dio (come fa Hercule) non ha nulla a che fare con la pragmatica interpretazione dei fatti. Un’epoca sfarzosa e prossima ai totalitarismi che la porteranno al nuovo conflitto mondiale. In questa epoca contraddittoria Poirot cerca di portare ordine nel mondo risolvendo questi misteriosi e diabolici omicidi. Misteriosi e diabolici, poiché la classe abbiente ha sempre i mezzi e l’intelligenza per architettare complesse e delittuose messinscene (fittiziamente of course).
Lo straniero Poirot e il nostro bisogno di ragione
E qui il personaggio di Poirot, come si può intuire da quanto scritto prima, si fa addirittura metafisico. Il suo essere grottesco e straniero agli occhi degli altri, il suo parossistico bisogno di ordine e simmetria, la sua capacità di gettare luce – ovvero di dare significato – nell’enigmatico e macabro buio che è il cuore degli esseri umani (non a caso lui affianca alla sue abilità deduttive l’uso della pura psicologia)… Tutto questo in fondo appartiene ad ognuno di noi.
Poirot è una metafora del nostro bisogno di interpretare e dare un senso all’esistenza, intimamente connesso al timore di non essere accettati, di avere cioè un’opinione che vada contro il senso comune. E per concludere, in questa metafora che ci lega al detective belga, vi è anche l’innata superbia che ognuno di noi si porta segretamente dentro, chi più chi meno: la convinzione di vedere sempre le cose nel modo giusto, ovvero di avere sempre ragione.
Possibile che tutto questo sia contenuto nella creazione di Agatha Christie e che non sia invece frutto di una mia poirotiana allucinazione? Possibile, certo. Fatto sta che la scrittrice, come si diceva più su, è tra le più lette e tradotte al mondo. A ciascuno dunque la sua – interpretazione. Tornando però alla nostra serie, di sicuro l’interpretazione di Suchet – che si è confrontato per ben 24 anni con il personaggio di Hercule Poirot – è da considerarsi la più accurata e la più vicina al protagonista dei libri. Secondo lo stesso attore, la figlia della Christie, Rosalind Hicks, gli aveva detto di essere sicura della benedizione materna.
Da Suchet a Ustinov, da Branagh a Malkovich: i molti volti del personaggio
Altra bizzarria: l’attore in questione aveva già recitato in un film su Poirot del 1985 (Agatha Christie: 13 a tavola, diretto da Lou Antonio) ma non nelle vesti dell’investigatore, interpretato allora da Peter Ustinov, bensì in quelle dell’ispettore capo Japp (caratterizzato come un bulimico fuori controllo).
Imperdibile il confronto attoriale con le più recenti e interessanti produzioni dedicate alla figura del detective belga: soprattutto con lo splendido lungometraggio di Kenneth Branagh (Assassinio sull’Orient Express, 2017, con lo stesso Branagh protagonista affiancato da Penélope Cruz, Willem Dafoe, Judi Dench, Johnny Depp e Michelle Pfeiffer…), l’unico caso in cui Poirot deve affrontare un profondo ed angosciante dilemma morale; o con la miniserie Agatha Christie – La serie infernale (2018, con John Malkovich nel ruolo di Hercule Poirot), una commovente riflessione sulla vecchiaia del detective belga. David Suchet non è secondo a nessuno di questi mostri sacri.
Qui, un documentario su David Suchet e la sua storica interpretazione di Poirot:
Poirot: una serie d’epoca, e fuori dal tempo
Dato che parliamo di attori, vale la pena ricordare il passaggio, nelle diverse puntate della serie Poirot, di molti volti noti del piccolo schermo e non solo: ad esempio Emily Blunt, E3 S9; Michael Fassbender, E3 S10; Elliot Gould, E1 S10; Tim Curry, E4 S11; Greta Scacchi, E1 S13… per proseguire con Joely Richardson (Nip/Tuck), E10 S1; Peter Capaldi (Doctor Who), E4 S3; Sean Pertwee (Gotham), E9 S1; Damien Lewis (Billions), E2 S6; Aidan Gillen (Il trono di spade), E1 S9; Toby Stephens (Black Sails), E1 S9; John Hannah (Spartacus), E4 S11; Toby Jones (Wayward Pines), E4 S12; Iain Glen (Jack Taylor), E1 S13…
Questo lungo e macchinoso elenco è a testimoniare la qualità di una produzione squisitamente british troppo spesso sottovalutata, caratterizzata da una raffinata lentezza che poco ha da spartire con l’odierna valanga seriale in voga sulle piattaforme. E che proprio niente ha da spartire con le volgari produzioni di tipo soap, anch’esse assai in voga nei palinsesti pomeridiani del digitale.
Agatha Christie’s Poirot: una serie d’epoca e fuori dal tempo al contempo. Davanti a questa affermazione l’amato Poirot si sarebbe limitato a sorridere, impercettibilmente e amabilmente, sotto i suoi magnifici e buffi baffi. Altro sorriso.
E sipario.
Sipario è anche il titolo dell’ultimissimo splendido episodio, candidato agli Emmy Awards 2015 per la categoria ‘Miglior film per la televisione’. Di cui vediamo qui il trailer italiano:
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