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ISPETTORI INGLESI. Barnaby, Gently, Morse: tre volti del giallo

Tre iconiche serie poliziesche inglesi a confronto: tra somiglianze e differenze, tradizione e modernità

di Livio Pacella
30/03/2024
in Articoli
Cover di Ispettori inglesi per Mondoserie
2.9k
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Raccontiamo qui tre figure di ispettori inglesi: Barnaby, Gently e Morse (la sua versione giovane): tra somiglianze e differenze, in uno spaccato del giallo british televisivo.

L’ispettore Barnaby (Midsomer Murders, ITV) è una serie televisiva britannica in produzione dal 1997. Ha all’attivo ben 24 stagioni, per un totale di 132 episodi di 90 minuti. La serie è tratta dai romanzi gialli di Caroline Graham, adattati da Anthony Horowitz (in realtà gli episodi tratti direttamente dai libri sono solo sette; il resto sono sceneggiature originali). Questo famoso poliziesco è ambientato nell’immaginaria contea di Midsomer, ricalcata su alcune aree del sud dell’Inghilterra.

Protagonista è naturalmente l’ispettore capo della polizia di Causton (capitale altrettanto immaginaria), facente parte della Metropolitan Police Service. Per la precisione è il maturo Tom Barnaby, interpretato da John Nettles dalla prima alla tredicesima stagione. Dalla successiva ad oggi invece il testimone passa al più giovanile John Barnaby (Neil Dudgeon), che nella storia è il cugino di Tom, proveniente dalla polizia di Brighton. La ragione di questo passaggio di consegne? Nettles, proveniente da un’onorata carriera teatrale, cominciava a sentirsi troppo vecchio per fare ancora la parte del detective televisivo.

Sempre affiancati da un fidato e inesperto secondo o meglio, da un susseguirsi di diversi giovani sergenti: Gavin Troy, seguito da Scott e Ben Jones. Quest’ultimo lavorerà con entrambi i cugini, per essere poi sostituito da Nelson e infine da Winter.

La lentezza delle tradizioni british

La quasi totalità delle vicende de L’ispettore Barnaby si svolge in piccoli villaggi rurali, pieni di antiche e orgogliose tradizioni britanniche. Nonostante quindi le storie accadano ai nostri giorni (o per lo meno a partire da quelli di 25 anni fa), queste realtà di campagna risultano assolutamente anacronistiche. Così come la struttura narrativa, volutamente classica, quasi arcaica. Ai ritmi visivi e sonori frenetici e schizzati di tante presenti produzioni, questa serie contrappone un’esasperata lentezza. Al posto di violenza e azione vi sono dialoghi e deduzioni, in perfetto stile Agatha Christie. Con la differenza che Barnaby non è Poirot. Così ogni episodio contiene un placido susseguirsi di omicidi (caratteristica comune, a dire il vero, anche alle avventure del celeberrimo investigatore belga).

L’assassino non è mai un serial killer, e nemmeno un più comune sociopatico. Si tratta sempre di un abitante del villaggio che, per tentare di mascherare il primo omicidio, commette qualche altro delitto. Oppure che si trova a dovere – volere saldare più conti. Conti dettati solitamente dall’avidità, dalla passione, o da più generiche questioni familiari, risalenti magari a qualche decennio prima. Tutto sempre dannatamente inglese, nell’accezione più tradizionale e provinciale del termine. Barnaby e la sua spalla si muovono dunque con una certa indolenza tra questi paesaggi rurali e tra questi personaggi così maledettamente popolari. Non c’è alcun eco di orrore o malvagità in questi delitti. Vi è invece il caratteristico humor inglese, nella sua versione più pura. Ovvero quella in cui non si ride (questa non è una battuta, è proprio così).

Ispettori inglesi: i protagonisti di Barnaby

La narrazione rifugge da qualsiasi profondità di tipo psicologico. I protagonisti episodici, per quanto bizzarri o stravaganti possano talvolta essere, non celano misteri di sorta. La vita privata dei protagonisti procede invariata e identica a se stessa, ai margini della storia. L’astuto e laconico Tom Barnaby è felicemente sposato, ha una figlia, e un passato all’MI6. Per il resto, è un uomo normale fino alla nausea. Ama la tranquillità, odia le novità, e rientra a casa quasi sempre in tempo per la cena. La domenica va a passeggio con la moglie Joyce (Jane Wymark), capitando talvolta in qualche irreale e strampalata fiera locale. L’astuto e scanzonato John Barnaby è felicemente sposato, ha una figlia, e una laurea in psicologia. A parte l’avere un cane e un aspetto più giovanile, è indistinguibile dal cugino.

Tutta la sturmtruppen di sergenti al seguito meriterebbe un’analisi a parte. Forse. Chi più chi meno in sintonia con l’ispettore, chi più donnaiolo, chi più petulante. Talvolta scompaiono senza spiegazioni. Chiude il quadro dei personaggi ricorrenti l’abile anatomo-patologo George Bullard (Berry Jackson), sostituito per un breve periodo dal collega dottor Dan Peterson (Toby Jones – Wayward Pines). Interessante notare come da S15 si susseguono altre tre figure, per così dire, patologiche. Tutte e tre sono dottoresse. Segno dei tempi.

Tempi che, ne L’ispettore Barnaby, faticano – o non vogliono – cambiare. Nel 2011 il produttore Brian True-May disse in un’intervista che nella serie non ci sono personaggi di colore, perché essa è un ‘baluardo dell’inglese’. Very british, very old. Per correre ai ripari, la sostituta Jo Wright si impegna da allora a rappresentare differenti gruppi etnici. 

Gli ultimi inediti della 23esima stagione (tra tazze di thè e il Botswana)

L’aplomb vagamente razzista e perbenista de L’ispettore Barnaby è, piaccia o meno, una delle sue innocenti caratteristiche. Così come l’iconico tema musicale della sigla d’apertura, che ricorda i vecchi mitici b movie di fantascienza. O come la fotografia: sgranata, quasi d’altri tempi. Come la pletora di vecchie tradizioni e pregiudizi che si trova tra questi cottage, giardini e piccole chiese gotiche. Tra ville d’epoca, tazze di thè, arsenico e merletti. Circoli letterari, birre al pub, feste di primavera e noiose rievocazioni storiche. Tra impiccati, incidentati, saltati in aria, avvelenati, o schiacciati da un rullo compressore…

Cose che evidentemente devono piacere molto, dato che la serie è stata distribuita in moltissimi paesi di tutto il mondo. Australia, Botswana, Canada, Finlandia, Ungheria, Israele, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Norvegia, Romania, Sudafrica, Stati Uniti e America Latina…

In Italia, dopo essere andata in onda su La7 dal 2003 al 2017, dall’anno successivo è tuttora nel palinsesto serale di Giallo. E si può recuperare anche su Prime Video. La traduzione del titolo oscilla tra L’ispettore Barnaby e I misteri di Midsomer. Da martedì 14 marzo 2024, sempre sul canale Giallo, vanno in onda i tre episodi inediti della 23esima stagione (sic).

Ispettori inglesi – L’ispettore Gently

La nostra esplorazione di questi tre distinti ispettori inglesi prosegue con L’ispettore Gently (Inspector George Gently). Serie poliziesca britannica in 8 stagioni (BBC One, 2007-17), per un totale di 25 episodi da 90 minuti. Gli episodi, scritti da Peter Flannery, sono tratti dagli omonimi romanzi di Alan Hunter. Ma, a differenza de L’ispettore Barnaby, la serie in questione è basata solo su alcuni dei suoi 46 (sic) romanzi. Ambientato negli anni ’60, le vicende de L’ispettore Gently si svolgono nella contea di Northumberland nell’Inghilterra nordorientale (a differenza del Norfolk dei libri).

George Gently (Martin Shaw) è un elegante poliziotto âgé vecchio stile. Acuto e riflessivo, anch’egli risolve i suoi complicati casi in virtù delle sue acute capacità deduttive. E con l’aiuto del suo secondo, il giovane sergente John Bacchus (Lee Ingleby), impulsivo e arrogante come richiesto dall’età. John viene spesso e volentieri bastonato dal suo mentore, allo scopo di ‘domarlo’ o ‘raddrizzarlo’. Insomma, di educarlo.

I primi episodi sono ambientati nel 1964, mentre i fatti dell’ultima stagione accadono nel 1970. La pena di morte viene abolita nel Regno Unito nel ’65. Nel ’66 vi si tengono i Mondiali di calcio. Primo ministro è il laburista Harold Wilson. 

Un’irrefrenabile e colorata degenerazione metropolitana

L’ispettore Gently è dunque saldamente connesso e ancorato alla realtà storica britannica. Sono gli anni dei Rolling Stones, delle gonne corte e dell’uomo sulla luna. Gently guarda con sospettosa bonomia ai cambiamenti sociali in atto. L’uomo, che ha fatto la seconda guerra mondiale ed è vedovo, ha il volto scavato di chi ne ha viste troppe nella vita per lasciarsi più sconvolgere da alcunché. I casi di Gently sono molto più complessi di quelli di Barnaby, al di là del respiro in generale più metropolitano (ma non troppo) della serie.

Le solite squallide motivazioni si legano a indicibili peccati privati e a complotti politici di alto livello. Tra incesti e sindacati, tanto per capire. E con la corruzione che si fa strada un po’ ovunque, anche dentro la polizia. Al di là della patina giovanile e colorata degli anni ‘60, il nostro protagonista assiste impotente alla degenerazione dei costumi morali. Solitario e introverso, Gently – che non è solito indietreggiare davanti a niente e nessuno – sembra essere sempre più amareggiato dalla realtà, innanzitutto sociale, di cui fa parte. E, poco a poco, fino al magnifico finale, dalla realtà tout court.

Per estetica e contenuti, il respiro di questa serie è decisamente più autoriale e cinematografico di Barnaby (come Il giovane ispettore Morse), che è invece squisitamente più televisivo. Nel bene e nel male. In Italia l’ispettore Gently è andato in onda su Rai Premium, a partire dal 2015. Attualmente è visibile su Giallo.

Ispettori inglesi – Il giovane ispettore Morse

Concludiamo la nostra disanima di queste diverse figure di ispettori inglesi con Il giovane ispettore Morse (in originale Endeavour). Show britannico (ITV, 2012-23) di nove stagioni, per un totale di 36 episodi di 90 minuti. Ideata e sceneggiata da Russell Lewis, la serie è tratta dai romanzi di Colin Dexter, ed è inoltre il prequel de l’Ispettore Morse (ITV 1987-2000), interpretato dal compianto John Thaw. In Italia un’operazione similare è stata compiuta con l’amato personaggio del commissario Montalbano.

Ambientata inizialmente nell’Oxfordshire, nel sud dell’Inghilterra, tra il 1965 e il 1972 (ad ogni stagione corrisponde, indicativamente, un anno), la serie narra i casi seguiti dal giovane Endeavour Morse (Shaun Evans). Il quale, dopo aver abbandonato l’Università – di Oxford, of course – al terzo anno (senza quindi laurearsi), decide di intraprendere la carriera nella polizia presso il commissariato cittadino di Oxford Cowley.

A partire da S6 viene assegnato al commissariato di Castle Gate Police (Sheffield). In seguito viene trasferito alla nuova centrale operativa di Thames Valley. Il suo diretto superiore – nonché mentore – è il maturo e capace Fred Thursday (Roger Allam). 

Opera lirica, birra scura e crittografia

Rispetto alle altre figure di ispettori inglesi che stiamo esaminando, qui notiamo delle differenze. Il giovane Endeavour possiede spiccate doti intellettuali e una solida cultura classica. Ed è un appassionato intenditore di opera lirica (assieme alla musica classica, la colonna sonora delle indagini) – e di cruciverba. A parte la birra scura – ‘alimento per il cervello’ – ha poco altro in comune con il resto del dipartimento. Che spesso lo prende di mira per i suoi comportamenti bizzarri o per le sue intuizioni controcorrente. Thursday crede però nel suo potenziale e, quando possibile, lo protegge dalle invidie della squadra e dalle immancabili sfuriate del capo dipartimento Bright (Anton Lesser). 

Thursday alterna con Endeavour bastone e carota, replicando in parte il rapporto di Gently con il suo secondo (per quanto concerne il bastone). Rispetto a L’ispettore Gently (cui Thursday somiglia molto caratterialmente), qui i ruoli sono però invertiti – il protagonista essendo il giovane Morse. Ma il clima di boom economico, fermento sociale e tensione politica è esattamente lo stesso. E ad Oxford si respira al contempo la briosa aria londinese e l’antica nebbia aristocratica, propaggine in primis della nobiltà locale.

I casi sono, se possibile, ancora più complessi e intricati (in un paio di essi siamo nello spionaggio più sfrenato) rispetto a L’ispettore Gently. Si presentano come veri e propri enigmi, o meglio come rebus molto complicati. Spesso frutto di veri e propri geni psicopatici del male. Per riuscire a risolverli, il giovane Morse è più volte costretto a ricorrere al suo passato da crittografo. 

La fallibilità di un geniale narcisista

Gli stessi titoli degli episodi, composti sempre da un unico termine, sembrano suggerire una sciarada, con ammiccamenti musical-operistici: Fugue, Nocturne, Sway (Ascendente), Neverland, Ride (Giostra), Arcade, Quartet, Icarus… Addirittura il tema musicale è un motivo basato sul codice Morse. Ovvero “M.O.R.S.E.”: (–/—/.-./…/.) – come nella serie originale.

Il protagonista è dunque la proiezione giovanile di un noto personaggio poliziesco. Rispetto alla sua versione più matura, in Endeavour sono accentuati i caratteristici pregi e difetti della sua età. Più impaziente, irascibile e passionale, dovrà giocoforza scontrarsi con la durezza della realtà e con la propria stessa fallibilità. Geniale, elegante e delicato, tendenzialmente solitario e maledettamente incline alla malinconia. Fascinoso e sfortunato in amore o, più precisamente, con alterne sfortune amorose. Assoluto narcisista, ossessionato dal proprio (ingenuo) idealismo. Toccherà a Thursday raccoglierne di tanto in tanto i pezzi, e rimetterlo ogni volta sulla giusta strada. Come e forse più che ne L’ispettore Gently, vi sono momenti di forte tensione cinematografica. Del resto ogni episodio de Il giovane ispettore Morse è sostanzialmente indistinguibile da un film, a partire dalla durata.

Dopo la nona stagione, che comporta un radicale cambiamento esistenziale e professionale nel protagonista, l’attore Shaun Evans ha dichiarato di non poter più interpretare il giovane Morse. E proprio in virtù di quel cambiamento: “Non mi sento più come quella persona”. In Italia la serie è andata inizialmente in onda – con un ritardo di 6 anni – su Paramount Network. Dal 2022 è in onda su Giallo.

Tre ispettori inglesi a confronto

Barnaby, Gently e il giovane Morse sono tre diversi volti di ispettori inglesi, e più in generale del poliziesco seriale britannico. Fin troppo classico e conservatore il primo, ambientato nei villaggi campagnoli del XXI° secolo, ma con un sapore decisamente retrò. A cavallo tra gli anni ’60 e ’70 gli altri due. Con atmosfere decisamente più metropolitane e con tematiche paradossalmente più attuali del provincialismo barnabiano.

Diversi sono infatti i gradi di profondità di questi gialli. Barnaby è puro intrattenimento tradizionale, come il thè delle cinque. Gently è senza dubbio più impegnato, e impegnativo. Spesso la conclusione delle indagini è contraddittoria. Giustizia reale e giustizia ideale sono due concetti non sempre conciliabili. Il giovane Morse eleva questa contraddizione ad uno stadio romantico, quasi pindarico. Ogni suo episodio è un piccolo gioiello filmico. La soluzione del caso invece di tranquillizzare lo spettatore lo immerge nell’inquietudine e nella malinconia.

Naturalmente il panorama seriale poliziesco inglese è molto più vasto di così. Vi sono, tra gli altri, le indagini di un giovane reverendo (Grantchester) e i delitti risolti da una fiera e trasandata detective simil casalinga (Vera). Ve ne sarebbero ovviamente molti altri, a continuare una tradizione nata con Sherlock Holmes (ricordiamo la serie televisiva Sherlock, con Benedict Cumberbatch e Martin Freeman). E che ha un suo apice nella fantastica serie di Poirot. Che è il non plus ultra di questa tradizione squisitamente british. Nonostante il protagonista Hercule sia di origine belga… Ecco quel che si dice umorismo inglese.

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