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I diari di Andy Warhol: la persona, l’artista, la macchina | 5 minuti 1 serie
I diari di Andy Warhol, podcast | Puntata a cura di Untimoteo.
Documentario in 6 puntate da un’ora su Netflix, I diari di Andy Warhol deriva dal controverso libro pubblicato a due anni di distanza dalla morte dell’artista, avvenuta nel 1987. Una delle tante narrazioni biografiche? Non proprio. Perché alcuni elementi di questa serie rappresentano, come raccontiamo, un tentativo di fare un Warhol (intesa come opera d’arte) della vita di Warhol stesso. A tentare di mettere su video questa figura sfuggente è Ryan Murphy, produttore di successi come Glee, Nip and Tuck, American Horror Story, la miniserie Halston e Ratched. Insieme a lui il regista Andrew Rossi e un inatteso alleato: l’Intelligenza Artificiale.
“5 minuti 1 serie” è il format del podcast di Mondoserie che racconta appunto una serie in poco più di cinque minuti (e comunque meno di dieci!). Senza fronzoli, dritti al punto.
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Un Andy Warhol sintetico: l’IA per ricrearne la voce
Nel documentario di Netflix la voce narrante suona proprio come quella di Warhol, ed è realizzata da Resemble AI, lo studio specializzato nel clonare le voci delle persone viventi in risposte vocali automatizzate per call center e simili.
Nonostante la Fondazione Warhol avesse dato il benestare all’operazione, la cosa non si è comunque rivelata semplice. Per prima cosa, c’era quella voce che Warhol ha creato per se stesso: una monotonia costruita dalla sua educazione a Pittsburgh e dagli anni nella scena artistica di New York City.
Peraltro, Resemble non aveva molto su cui lavorare, circa 3 minuti e 12 secondi di dati audio e aveva bisogno di creare una voce in grado di leggere circa 30 pagine di testo. Per fare ciò, il motore di intelligenza artificiale di Resemble ha utilizzato le caratteristiche – o fonemi – della voce di Warhol. Che erano in quel set di dati per prevedere i fonemi che non lo erano al fine di creare una voce abbastanza piena. Quella voce è stata quindi caricata nella piattaforma web dell’azienda, dove il regista poteva digitare ciò che voleva la voce dicesse e addirittura regolarne intenzioni e accenti.
Ad onor del vero, l’IA non ha fatto proprio tutto basandosi su quei pochi minuti. L’attore Bill Irwin è stato chiamato a registrare alcune battute imitando la voce di Warhol per aiutare la macchina a imparare l’intonazione corretta. Alla fine, la voce di Andy che sentite nel documentario è il risultato di un modello interpolato: 80% IA e 20% Bill Irwin.
Nel 1982 Andy Warhol è stato trasformato in un robot. La macchina era stata realizzata da un veterano della Disney Imagineering per un progetto che non è mai decollato, ma a Warhol piaceva il suo sé animatronico. “Le macchine hanno meno problemi”, diceva. “Mi piacerebbe essere una macchina”.
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