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Romanzo Criminale, la prima grande serie italiana crime | 2 voci, 1 serie
Romanzo Criminale – La serie, podcast | Puntata a cura di Jacopo Bulgarini d’Elci e Livio Pacella
Prima di Suburra, prima di Gomorra, altri show a cui abbiamo dedicato puntate del podcast, vi fu Romanzo Criminale (Sky, NOW). La prima grande serie italiana moderna (2008-2010), ovviamente crime. Una serie, per così dire, spartiacque, divisa in 2 stagioni, per un totale di 22 episodi. Prodotta da Cattleya e basata sull’omonimo romanzo del giudice Giancarlo De Cataldo (che assieme a Leonardo Valenti e Barbara Petronio firma anche la sceneggiatura), ne rappresenta il secondo adattamento dopo il film diretto da Michele Placido (2005). Che ha collaborato anche per la serie televisiva come consulente artistico.
Regia di Stefano Sollima, conosciuto principalmente per aver diretto serie televisive e film di successo come le già citate Gomorra – La serie, Suburra, e poi ACAB – All Cops Are Bastards, Soldado. Fondendo realtà storica e immaginario narrativo, Romanzo Criminale ha la capacità di trasformare così la storia criminale italiana in epica contemporanea. Grazie soprattutto alla qualità della scrittura, della regia e dell’interpretazione. Nel cast, una fortunata combinazione di nuove proposte, oggi tutti volti affermati nel panorama attoriale nazionale: Francesco Montanari, Vinicio Marchioni, Alessandro Roja, Marco Bocci. Romanzo Criminale – La serie, acclamata come una delle migliori serie italiane di sempre, ha rilanciato la serialità italiana verso standard internazionali.
“2 voci, 1 serie”: dialoghi sulle cose che ci piacciono, o ci interessano, nel podcast di Mondoserie.
Finzione e realtà
Romanzo Criminale, come raccontiamo nel podcast, è il racconto di una generazione criminale che sogna il potere assoluto, ma è anche un ritratto della Roma oscura di quegli anni, tra corruzione, terrorismo e manovre occulte. Racconta l’ascesa e la caduta della Banda della Magliana, gruppo criminale realmente esistito nella Roma degli anni ’70 e ’80, intrecciando malaffare, politica e servizi segreti. Amori, affari, ansie, amicizie, faide e rancori, dipingono la storia di un gruppo di criminali che, per quasi quindici anni, dal 1977 al 1992, ha accarezzato un’illusione: quella di dominare Roma. Una capitale sporca, cupa, nervosa, resa con un’estetica di potente realismo. Il Libanese, il Freddo, il Dandi, Patrizia e il commissario Scialoja sono alcuni dei personaggi ispirati alla vera storia della banda della Magliana.
Come poi verrà pienamente mostrato in Suburra (altra serie crime ambientata a Roma), Romanzo Criminale analizza le connessioni tra criminalità organizzata, politica e servizi deviati, mostrando come il crimine si radichi a fondo nel tessuto sociale e istituzionale. La serie non mitizza i criminali, ma racconta la loro parabola umana, ambiziosa e autodistruttiva, specchio di un paese che non riesce a liberarsi dai propri fantasmi. Fantasmi di cui può però andare narrativamente orgoglioso. Come ha insegnato la grande lezione americana, che dalla sua realtà criminale (e in particolare dalle storie di mafia italoamericana) ha attinto a piene mani per realizzare i suoi capolavori cinematografici (da Il Padrino a Quei Bravi Ragazzi).
Mito, fiction e cronaca: l’eco lunga di una serie
La forza di Romanzo Criminale, ne parliamo meglio nel podcast, sta nell’equilibrio tra la rappresentazione del potere criminale – e della sua fascinazione – e lo scavo morale, psicologico, umano. È una serie che mostra il male senza mitizzarlo, e al tempo stesso costruisce personaggi così tridimensionali da lasciare un segno profondo nella memoria collettiva. Come raccontiamo nel nostro articolo, è una narrazione che rifiuta il giudizio esterno, lasciando allo spettatore il compito di orientarsi tra carisma e violenza, tra amicizia e tradimento, tra ambizione e rovina.
Romanzo Criminale ha avuto un impatto profondo sulla cultura popolare italiana. Ha ridefinito il modo in cui raccontiamo il crimine: non più solo cronaca nera, ma costruzione narrativa, riflessione politica, mito generazionale. Il racconto della Banda della Magliana, per quanto ispirato a fatti veri, diventa nella serie qualcosa di più: uno specchio oscuro in cui l’Italia riconosce le proprie ambiguità. La fascinazione esercitata dai protagonisti – soprattutto il Freddo, il Libanese e il Dandi – non è mai ingenua: il loro carisma è sempre attraversato da una consapevolezza tragica.
Ma la serie funziona anche come archivio emotivo di un’epoca: gli anni di piombo, della strategia della tensione, della corruzione sistemica, delle connivenze tra stato e criminalità. In questo senso, come approfondiamo nel podcast, Romanzo Criminale è più di una serie sul crimine: è una serie sull’Italia. Sulla sua incapacità di fare davvero i conti con il potere, con la violenza, con i suoi fantasmi.
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