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Painkiller, storia di una strage premeditata 

Dopo Dopesick, che era valsa l’Emmy a Michael Keaton, un’altra serie racconta la piaga dell’OxyContin e l’avidità di Purdue Pharma

di Francesca Sarah Toich
08/09/2023
in Articoli, Artwork
Cover di Painkiller per Mondoserie
1.3k
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OxyContin. Anche conosciuto come oxycotton o semplicemente oxy. È un antidolorifico? Per anni in America è stato prescritto e venduto come tale. Eppure, una singola pastiglia è molto più potente di una dose di eroina. L’OxyContin non è solo un farmaco. È diventata un’epidemia. E Painkiller (Netflix 2023, 6 episodi diretti da Peter Berg) ci fa piombare nell’oscuro mondo della tossicodipendenza. 

Ma contrariamente al solito, si tratta di una tossicodipendenza ‘democratica’: chiunque può caderci. Non occorre frequentare cattive compagnie o inseguire gli spacciatori negli angoli della notte. No. L’ossicodone, dagli anni ‘90 e fino a poco tempo fa, in America veniva prescritto da bravi medici di famiglia e, in molti casi, per qualsiasi dolore: dall’emicrania al mal di denti, vari tipi di mal di schiena e persino contro i postumi della sbornia. Si poteva trovare in qualsiasi farmacia con una ricetta facilissima da ottenere.

Noi in Europa non conosciamo bene questo fenomeno. Nonostante la famiglia Sackler, proprietaria della casa farmaceutica Purdue che ha inventato e commercializzato l’oxy, abbia tentato in tutti i modi di esportarlo nello stesso modo massivo, la sanità europea si è sempre rifiutata di permettere la prescrizione a cuor leggero un simile farmaco. Limitandolo ai casi gravissimi. Perchè? Perché l’Oxycotton è una truffa colossale ai danni della gente. 

https://youtu.be/6vj-UGVLs2g

Come è nato l’OxyContin 

Creato come potente antidolorifico per gravi traumi o malattie allo stato terminale, è stato fin da subito ‘spinto’ da Purdue Pharma in un modo mai visto prima. 

Dal 1996 al 2001, Purdue ha organizzato più di 40 conferenze nazionali sulla gestione del dolore e sulla formazione dei relatori. Più di 5.000 medici, farmacisti e infermieri hanno partecipato a questi simposi pagati, dove sono stati poi reclutati e formati per la diffusione del farmaco.

Inoltre, i venditori di Perdue ricevevano stipendi da capogiro per convincere porta a porta medici e farmacie della bontà del prodotto. A sentir loro l’oxycontin era un oppiaceo rivoluzionario: il suo rilascio ad azione prolungata assicurava la copertura dal dolore senza effetti collaterali.

In America dove la sanità pubblica è inesistente e dove le persone dei ceti medio bassi non possono permettersi cure costose contro i dolori, questo farmaco apparentemente ‘sicuro’ ma efficacissimo è stato inizialmente accolto come una manna dal cielo. Specialmente negli stati dove perlopiù la classe operaia è soggetta a numerosi incidenti sul lavoro. 

Prima di Painkiller: Dopesick

Painkiller non è la prima serie che affronta questo spinosissimo argomento. 

Dopesick (di cui abbiamo parlato qui), serie 2021 distribuita da Disney+ e premiata agli Emmy 2022, l’ha fatto narrandoci la storia della famiglia Sackler e di alcune vittime del farmaco negli stati inizialmente più segnati dalla dipendenza da oxycodone.

Una delle storie più toccanti di Dopesick è quella di una ragazza che lavora come minatore in Virginia e cade vittima di un incidente. Il suo medico le prescrive l’oxy e dopo poco da brava lavoratrice si trasforma in una tossica da strada. 

Anche Painkiller narra non solo l’ascesa malefica dei Sackler ma parallelamente si focalizza sulla storia di un lavoratore in un’officina meccanica che, in seguito ad un incidente, viene ricoverato e messo sotto oxy. 

Anche lui in pochi mesi, nonostante sia potenzialmente  l’ultima persona a rischio di fare una brutta fine (bell’uomo, padre di famiglia, onesto lavoratore) finisce per strada a supplicare una dose di oxycotton. 

Un’esperienza personale col trattamento del dolore  

Un paio di mesi fa ho avuto una forte infezione ai denti e il dentista che avevo trovato d’urgenza in un sordido studiolo parigino non ha fatto che peggiorarla, arrivando a devitalizzarmi un dente con dei chiodi e del fuoco! (senza peraltro riuscirci).

In preda a dolori lancinanti, con un dente ancora vivo e le gengive ustionate, sono corsa dal mio medico che mi ha prescritto quattro scatole di oppiacei. Sono andata in farmacia e senza l’ombra del minimo dubbio sulla professionalità del mio medico ho ordinato le pillole, convinta che mi avrebbero immediatamente fatto passare quel dolore insopportabile.

Ma la dose di oppio era talmente lieve che dopo poco ho ripiegato sul normale paracetamolo, sopportando stoicamente il dolore. Qui infatti i medici non prescrivono dosi elevate di oppio e morfina se non in casi gravissimi. Insomma, sarebbe stato inutile ingollare tutta quella roba, oltrettutto inefficace.

Le quattro scatole sono tutt’ora nell’armadio, io ho cambiato dentista e il problema si è risolto. Ma, se fossi stata in America fino a poco tempo fa probabilmente mi avrebbero dato oxycontin. Il dolore mi sarebbe immediatamente passato e mi sarei fatta fuori le 4 scatole. Sarei poi diventata tossica? 

Forse. 

Un’epidemia tra realtà e finzione

Il dramma è proprio questo: una volta provato l’oxy, soprattutto se preso per qualche settimana, risulta quasi impossibile tornare indietro. Il grado di assuefazione è talmente alto che si va in astinenza dopo soli pochi giorni. Inoltre i medici erano stati istruiti ad aumentare progressivamente le dosi nei pazienti. Un circolo vizioso che poteva trasformare una tendinite al braccio in una condanna a morte. 

Perdue, una volta compreso il disastroso effetto del farmaco, ha cercato di screditare in ogni modo i pazienti che avevano cominciato ad abusarne, facendoli passare per tossicodipendenti. Il risultato è stato il loro completo abbandono da parte delle istituzioni, tra il silenzio e il disprezzo generale.

I familiari delle vittime sono stati i primi a ribellarsi e a protestare attivamente contro il farmaco. Come dimostra l’apertura di ogni episodio di Painkiller che prevede la toccante testimonianza di qualcuno che ha perduto una persona cara a causa dell’oxycodone. Anche l’attore che interpreta il meccanico (che diventa poi un tossico da strada) non è esente da questa esperienza. Taylor Kitsch (Friday Night Lights, True Detective 2) ha chiesto il supporto di sua sorella, ex tossicodipendente di oxy, per entrare in modo veritiero nella parte. La sorella ha accettato e l’ha accompagnato sul set seguendolo soprattutto nei complicati momenti dove doveva interpretare la fase di ‘sballo’ o ‘astinenza’.

Oggi quasi tutti in America hanno almeno un amico, un conoscente o un famigliare che ha avuto problemi con questo farmaco. Molti ragazzi poi lo rubano ai genitori e ai nonni (che sono sotto prescrizione medica) per fare festa nel week end, e le overdosi esplodono soprattutto in quelle occasioni visto che il farmaco, se sniffato, ha la potenza immediata delle 24 ore. 

Euphoria ce ne ha dato un quadro piuttosto preciso. 

Meglio Painkiller o Dopesick? Meglio parlare del tema!

In questi giorni giornali e critici si accaniscono: è meglio Dopesick o Painkiller? Entrambe le serie affrontano lo stesso argomento e i personaggi sono più o meno simili. Personalmente ho preferito Dopesick, che a differenza di Painkiller è meno blockbuster e più accurato nelle psicologie dei personaggi. Ma il punto non è questo: cosa sia meglio o peggio.

Il punto è che bisogna parlarne, specialmente in America ma anche nel resto del mondo. Parlarne per non farsi fregare. E per denunciare gli affaristi senza scrupoli come i Sackler. Entrambe le serie si soffermano molto su Richard Sackler, il ‘capo’ dell’oxycontin, cercando di rendere nota la sua smodata avidità e mancanza di scrupoli. La ditta farmaceutica grazie all’oxycodone non solo è diventata ancora e smisuratamente più ricca ma si rifiuta tutt’oggi di ammettere con onestà i danni provocati. 

Anni di sotterfugi per non espiare le proprie colpe hanno portato Perdue a dichiarare bancarotta proponendo di pagare 6 miliardi di dollari alle vittime. (L’oxycontin gliene ha fatti guadagnare molti di più). La Corte Suprema ha recentemente bloccato questo tentativo, che è tutt’ora in via di chiarimento. 

Nel frattempo le vittime sopravvissute e i familiari si stanno dando da fare per ottenere una giustizia pubblica, lottando per far togliere il nome Sackler dalle Università e dai musei. È noto che la potentissima famiglia aveva la sua targa come mecenati in moltissimi musei in tutto il mondo. Il primo a togliere il nome Sackler è stato il Louvre, seguito dal MET di New York e molti altri. 

A questo proposito consiglio il bellissimo documentario All the Beauty and the Bloodshed, che racconta la lotta dell’artista Nan Goldin, ideatrice di numerose performance di denuncia contro i Sackler. 

Dopo l’oxycodone, il fentanyl 

Oggi si sta finalmente facendo chiarezza sugli enormi danni provocati dall’oxycontin. 

Ma sta anche emergendo con furia devastatrice un altro farmaco, o meglio un’altra droga potentissima, che dona ancora più dipendenza dell’oxy. Il fentanyl. E che sta letteralmente massacrando migliaia di persone, in particolare dopo la pandemia.

Se volete saperne di più si consiglia il duro documentario Dope, su Netflix.

A differenza delle serie qui menzionate però, il documentario ci fa conoscere i veri tossici da strada di fentanyl, oltre all’orribile commercio clandestino che miete altrettante vittime.

Se l’oxycodone è stimato due volte più potente della morfina, il fentanyl arriva ad essere cento volte più forte. 

“Il fentanyl è la minaccia più letale che la nostra nazione abbia mai incontrato”, ha recentemente dichiarato l’amministratore della DEA Anne Milgram. E conclude amaramente: “Il fentanyl è ovunque”.

L’altra grande serie serie sullo stesso tema: Dopesick 

Dopesick racconta la catastrofe americana degli oppiacei

 

Tags: capitalismoPainkillertossicodipendenza e abuso
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Francesca Sarah Toich

Francesca Sarah Toich

Francesca Sarah Toich è un’artista che vive e lavora a Parigi, dove ha una compagnia di teatro e magie nouvelle. Scrittrice, autrice, attrice, ha vinto il primo premio nel concorso internazionale di scrittura per lo spettacolo “Premio Goldoni Opera Prima” con la tragedia intitolata “Diotallevi” e ha pubblicato due romanzi fantasy per ragazzi. Ha prestato la sua voce a numerosi film, documentari, installazioni artistiche e radiodrammi (in particolare per RAI radio Italia). Specializzata in Commedia dell’Arte e letteratura italiana è stata premiata come migliore giovane interprete della Divina Commedia, vincendo per due volte il Lauro Dantesco a Ravenna. Insegna e recita in italiano, inglese e francese in numerose compagnie di teatro e ricerca, ed ha portato le sue performance in prestigiosi teatri e gallerie d’arte in varie parti del mondo tra cui recentemente a New York, Mosca e Tokyo.

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