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La mafia come specchio: Il Padrino, I Soprano, La Piovra, Gomorra | Temi
La mafia come specchio, podcast | Puntata a cura di Jacopo Bulgarini d’Elci e Livio Pacella
Puntatona tematica del podcast, tutta dedicata alla rappresentazione cine-televisiva della mafia (intesa in senso ampio) – e a come abbia segnato pagine importanti dell’immaginario collettivo dell’ultimo mezzo secolo. Tra gli USA e il nostro Bel Paese, of course.
Prendiamo in esame la celeberrima saga cinematografica de Il Padrino (The Godfather – saga che Mondoserie ha affrontato in questo articolo), con i suoi tre titoli. In Italia fu invece una serie storica come La Piovra ad osare una narrazione audace e ambiziosa della realtà mafiosa nostrana. Non c’è bisogno di presentare invece I Soprano, la serie USA che ha cambiato lo stesso linguaggio televisivo. Per finire, il successo mondiale di Gomorra, la serie italiana sulla Camorra.
E ragioniamo su come la rappresentazione di questo fenomeno e dello stesso ‘mafioso’ sia mutata, di riflesso, in diversi contesti culturali. Portando a una più profonda riflessione sulla trasformazione della sensibilità collettiva e politica occidentali. Perché, attraverso la rappresentazione della criminalità (organizzata), è la società tout-court a mettersi in scena.
“Temi” è il format del podcast di Mondoserie che esplora le trasformazioni dell’immaginario seriale televisivo nel tempo, attraverso più serie e show.
Quattro grandi racconti di mafia, nel podcast
A partire dunque da questi quattro grandi archetipi culturali (Il Padrino, La Piovra, I Soprano, Gomorra), il podcast cerca di analizzare la rappresentazione mediatica della mafia come lente – deformante ma rivelatrice – attraverso cui le società raccontano se stesse, i propri conflitti, le proprie illusioni di ordine e potere. Non solo: poiché la narrazione stessa evolve con la società, dandoci modo di raffrontare – ad esempio con La Piovra e Gomorra – modalità tra loro molto diverse, a cui sono sottese diverse coscienze e ideologie valoriali.
L’immaginario della mafia non è mai neutro. È un riflesso, ma non uno specchio fedele: è uno specchio deformante, che ingrandisce, astrae, mitizza, spoglia. Raccontare la mafia, in fin dei conti, non è raccontare i mafiosi: è raccontare la società che li ha generati, tollerati, ammirati o combattuti. Ogni rappresentazione della mafia è anche un ritratto implicito di ciò che una cultura considera “potere”, “ordine”, “famiglia”, “mascolinità”, “sopravvivenza”, “giustizia”, “successo”.
In questo senso, cinema e televisione non si limitano a “riflettere” fenomeni sociali. Li trasformano. Costruiscono archetipi. E nel farlo, offrono narrazioni che si radicano in profondità: nel desiderio di controllo, nella fascinazione per la violenza regolata, nella nostalgia di comunità coese, anche se fondate sul terrore. Da Il Padrino a Gomorra, la mafia diventa così un contenitore simbolico: a volte affascinante, a volte spaventoso. Ma sempre rivelatore.
Da Il Padrino a Gomorra: lo specchio si è incrinato
I quattro esempi che, tra America e Italia, il podcast prende in esame, sono tutti emblematici di diverse atmosfere socioculturali. A partire dal capolavoro di Francis Ford Coppola che, tra gli anni ‘70 e ‘80 trasforma il romanzo di Mario Puzo in una tragedia shakespeariana. La cui risonanza ha riscritto l’iconografia dello stesso mafioso, definendone per decenni – almeno fino a John Gotti – il canone estetico.
La Piovra anticipa invece di vent’anni il racconto sistemico della criminalità. Mettendo in scena un protagonista il cui idealismo si scontra con il cinismo delle istituzioni e con uno Stato corrotto (banche, logge e politica).
I Soprano (1999–2007), storica serie di David Chase, avendo come protagonista un boss nevrotico, incapace di vivere con coerenza le regole del mondo che rappresenta, ribalta la rappresentazione criminale. La mafia, metafora dell’America suburbana e depressa del dopo anni ’90, ha una dimensione domestica e psicologica che sostituisce quella epica: il male è banale, il potere è routine.
Per concludere, Gomorra – La serie (2014–2021) propone un mondo oscuro, senza redenzione. La spietatezza sottesa all’esistenza mafiosa, in una Napoli teatro iperrealista di un mondo disgregato, non ha vie d’uscita. La sua estetica ruvida e mimetica, oltre alla veridicità narrativa, ha comportato un impatto enorme anche all’estero.
Dalla fascinazione del potere illegittimo e malavitoso alla sua evoluzione in caos sregolato, passando per la famiglia mafiosa con i suoi rituali, le punizioni, e le successioni… Forse raccontare la mafia – come discutiamo nel podcast – è sempre stato un modo per raccontare il nostro rapporto malato con il potere. Da Il Padrino a Gomorra, il mafioso ha perso il carisma e l’aura, ma ha guadagnato in verità. Lo specchio si è incrinato. E ci restituisce oggi un’immagine più sfocata, ma più sincera: non del crimine, ma del mondo che lo guarda.
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