The Umbrella Academy (Netflix, 2019 – in corso) è una serie americana creata da Steve Blackman (Fargo), che ha finora raggiunto le tre stagioni, ciascuna di 10 episodi. Avendo nel tempo ricevuto ampi consensi di pubblico e critica, vi è una certa eccitazione intorno all’uscita della quarta – e probabilmente ultima – stagione. La prima stagione è basata sull’omonimo fumetto ideato da Gerard Way – cantante dei My Chemical Romance – e disegnato da Gabriel Bá (The Umbrella Academy Volume One: Apocalypse Suite, pubblicazione originale della Dark Horse Comics, 2007; in Italia edita da Magic Press).
The Boys, Legion, Watchmen… sono i primi titoli che vengono in mente quando si pensa alla commistione tra supereroi e serialità televisiva. Tutti titoli che, giocando al di fuori dei più classici universi Marvel e DC Comics, hanno declinato – ciascuno a suo modo – le regole del genere in questione. Portando alle estreme conseguenze una logica in verità già inaugurata dai due colossi cinematografico-fumettistici: quella del supereroe dissociato, impossibilitato ad una vita felice. Batman e Iron Man (per par condicio) sono in questo senso due modelli assai significativi.
The Umbrella Academy immagina un mondo in cui, nello stesso giorno del 1989, nascono improvvisamente in ogni dove 43 neonati, tutti figlie e figli di donne che non erano gravide fino ad un minuto prima. Sir Reginald Hargreeves (Colm Feore), un miliardario eccentrico fino all’alienazione, decide di adottare sette di questi, già consapevole dei diversi superpoteri che andranno sviluppando. The Umbrella Academy è il nome dato a questo team di teenager superdotati. Duramente addestrati per sconfiggere la criminalità nel presente e per salvare il mondo in un futuro non meglio specificato.
I 7 eroici e disadattati protagonisti di The Umbrella Academy
Lo show si dichiara fin da subito comico e dark, apocalittico e leggero, sovrannaturale nell’impianto e realistico nell’approfondimento psicologico di questi personaggi condannati fin dalla nascita ad una costitutiva disfunzionalità familiare. L’improvvisa morte del severo – fino al limite del patologico – padre è l’incipit della storia. La giovane famiglia, che si è irreparabilmente disgregata negli anni, ha ora l’occasione per riunirsi. E per dare inizio ad un’avventura tra le più scanzonate, grottesche e surreali che il mondo dei supereroi abbia mai visto.
Provare anche solo a sintetizzare la trama di The Umbrella Academy sarebbe un’impresa titanica. Basterà per ora dire che l’azione si svolge su diversi piani temporali, che vanno dai flashback sul passato dei protagonisti ad un futuro post apocalittico e ancora oltre, fino agli anni ’50. I protagonisti, rigorosamente numerati e così appellati da Sir Reginald – dal numero 1 al numero 7 – possiedono poteri assai diversi tra loro. Così come assai diverse sono le loro personalità. E, per finire, il presente che da adulto ciascuno si è costruito.
Si va dalla super forza alla capacità di vedere i morti, dall’abilità di saltare nel tempo e nello spazio a quella di indurre chiunque a fare ciò che si vuole. Si va dal tossico nullafacente all’attrice superstar, dal vigilante notturno alla timida violinista. Tenendo conto che, nella casa della loro infanzia, li aspettano ancora una madre androide e Pogo, il maggiordomo scimpanzè (sic). Luther (Tom Hopper), Diego (David Castañeda), Allison (Emmy Raver-Lampman), Klaus (Robert Sheehan), Cinque (Aidan Gallagher), Ben (Justin H. Min), Vanya – poi Viktor (Elliot Page, attrice diventato attore): questi i nomi dei nostri eroici e disadattati protagonisti.
Profondo caos e rigorosa stravaganza
A proposito di Cinque: scomparso nella pubertà, a causa di un troppo azzardato salto temporale, ricomparire magicamente proprio in occasione della family reunion. Dopo aver trascorso più di 50 anni in un post apocalittico futuro. Un uomo assai maturo intrappolato nel corpo di un esile ragazzino. E questa è solo un’altra delle piacevoli bizzarrie che costellano questo divertentissimo show. Come quella di finire tutti intrappolati negli anni ’60 e trovarsi coinvolti, loro malgardo, nell’assassinio del presidente Kennedy. O come l’esistenza della Commissione, un’agenzia che presiede sul continuum temporale, eliminando chiunque possa anche solo minacciarlo. Per tramite di una serie di improbabili ma efficaci killer, da ChaCha (Mary J. Blige) agli svedesi. E poi, mondi paralleli, alieni… Non manca proprio nulla.
Atmosfere pazzesche, ritmi forsennati a livelli intrecciati, humour e adrenalina. Questo lo stile per una serie che, al di là delle fantastiche giravolte narrative, racconta in primis la storia di una famiglia disadattata. E di come questa famiglia cerchi di ricostruire i propri legami, dovendo al contempo sventare una apocalisse. Una o diverse? E se fossero loro stessi la causa di queste imminenti apocalissi?
La tragicommedia che si sviluppa nel corso delle stagioni è data proprio dall’impossibilità per ciascuno dei membri de The Umbrella Academy di poter vivere appieno la propria vita. Dovendo di volta in volta tutti salvare il mondo – anche da loro stessi. Il paradosso è eccezionale, e dà vita ad una serie caotica e stravagante, ma al contempo profonda e rigorosa.
Una cupa ilarità pervade quindi The Umbrella Academy, sceneggiata da Jeremy Slater, di cui con trepidazione si attende la quarta – ultima? – stagione. Nella quale ci sarà forse svelato il finale che attende la maledizione di questa disfunzionale, supereroica e meravigliosa famiglia.
Un’altra famiglia disfunzionale: Rick and Morty!