Rick and Morty non è solo una serie animata statunitense di successo, in procinto di inaugurare la quinta attesissima stagione su Netflix: è un capolavoro assoluto dei nostri tempi. Che abbiamo discusso anche in una scoppiettante puntata del nostro podcast, qui.
Come nasce Rick e Morty
Ideatori della serie, che debutta negli USA nel dicembre del 2013 per il canale Adult Swim (in Italia su Netflix nel 2016), sono Justin Roiland e Dan Harmon, felicissimo connubio creativo. Animatore il primo – licenziato anni prima da un altro progetto a causa della sua “creatività soffocante” – che aveva partorito un webisodio con protagonisti le parodie di Doc Brown e Marty McFly, mitici personaggi della trilogia di Ritorno al futuro. Autore televisivo il secondo – sua la sitcom cult Community (2009-2015), sulle stravaganti avventure di un gruppo di studio in un college del Colorado (la nostra scheda su Community qui).
Rick e Morty è innanzitutto quel che si potrebbe volgarmente ancora dire un cartone animato. Occorre però fare una premessa: il cartone animato è qualcosa che generalmente si associa in modo immediato ai bambini, al massimo agli adolescenti; ma è ovvio che da tempo non sia più così.
Rick e Morty è un prodotto squisitamente per adulti, sul solco della relativamente recente tradizione americana, inaugurata dai Simpson di Matt Groening, proseguita da Seth MacFarland (Griffin, American Dad ecc.) e resa sublime dall’eccezionale South Park (Trey Parker e Matt Stone).
Cartoni animati, per un pubblico adulto
Prima di questa invasione americana sugli italici canali televisivi dell’infanzia e prima giovinezza della mia generazione [1976], andavano alla grande maggiormente – se non esclusivamente – i cartoni animati giapponesi (per i maschietti: dapprima UFO Robot Goldrake, Mazinga Z, Jeeg robot d’acciaio ecc. poi Lupin III, Ken il Guerriero, L’uomo tigre ecc.), cartoni appositamente immaginati e realizzati per la fanciullezza e la pubertà.
Il ricco e variegato immaginario nipponico è andato evolvendosi negli anni in modo assai sofisticato e significativo (Akira, Neon Genesis Evangelion, Ghost in the Shell), rivolgendosi sempre più ad un pubblico di adulti, senza però mai dimenticare il bambino che è in loro (penso ai sublimi film d’animazione di Miyazaki, che possiedono più piani di lettura a seconda dell’età dello spettatore).
Il filone americano succitato, invece, ha seguito fin dal principio una linea marcatamente adulta, privilegiando ammiccamenti e satira sociale, basando le proprie storie su nuclei famigliari più o meno disfunzionali (ma quale famiglia in fondo non lo è?), siano queste famiglie in senso stretto oppure, in senso più lato, gruppi di amici – colleghi di lavoro legatissimi tra loro (Futurama, Brickleberry…).
Le avventure politicamente scorrette di Rick e Morty
Anche Rick e Morty si inserisce in questo contesto: protagonisti il nonno Rick Sanchez, scienziato pazzo e geniale, spesso ubriaco, considerato come una delle menti più brillanti e pericolose dell’universo o, meglio, del multiverso, e Morty Smith, il nipotino quattordicenne in piena crisi di pubertà che è costretto a fargli da assistente.
E già dal primo episodio (qui la scena di apertura della serie) si capisce il tono politicamente scorretto delle loro avventure, ovvero da quando il nonno convince il nipotino ad infilarsi una specie di ananas spaziale, assolutamente illegale, nel didietro – per poter così superare indenni i controlli della dogana cosmica – mettendo in tal modo gli autori subito in chiaro che se ne fregano altamente di rispettare le retoriche e stereotipate sensibilità dello spettatore occidentale. Dissacrare è uno dei diktat tematico formali della serie. Ma non è l’unico, e nemmeno il più interessante.
Il nonno Rick vive, chissà perché, a casa della frustrata figlia Beth – una cardiochirurga per cavalli – assieme all’insulso marito Jerry e all’altra figlia 17enne (e non occorre dire altro), Summer. Tutta la famiglia sarà progressivamente coinvolta nella folle spirale di avventure di Rick e Morty, creando così anche una progressione del racconto seriale, che rimane però in perfetto equilibrio con la sua struttura episodica: ogni puntata è idealmente godibile di per sé, ma seguendo il tutto fin dall’inizio si accede ad un secondo e più profondo piano di lettura della storia.
Multiversi, realtà parallele, derive metanarrative
Perché in Rick e Morty i piani di lettura non solo non mancano, ma sono anzi moltiplicati indefinitamente, così come l’indefinito numero di piani di realtà di un multiverso. Un multiverso in cui esiste un numero infinito di universi paralleli, con un numero infinito di varianti parallele di ogni essere. Già a pochi episodi dall’inizio della prima stagione, i due protagonisti seppelliscono i corpi dei loro rispettivi alter ego, morti accidentalmente in un universo parallelo, che per il resto è assolutamente identico al loro. Si devono trasferire in quel ‘nuovo’ mondo poiché, nel loro universo, hanno ridotto la terra ad un pianeta abitato da mostri cronenberghiani (il riferimento è al regista David Cronenberg, of course).
E da questo primo sconvolgente passaggio da un universo all’altro, diventerà poi impossibile tenere il conto di quelli successivi, e capire chi sia l’originale e chi provenga invece da altri universi paralleli… Basti sapere che il nostro Rick Sanchez, che è ostile non solo al Governo Galattico (Galactic Empire) ma anche alla pressoché totalità delle sue stesse controparti multiversali, riuscirà addirittura nell’impresa di sabotare la vertiginosa cittadella dei Rick (Citadel of Ricks), utopica realtà nella quale convergono e convivono milioni di Rick provenienti da altrettanti universi paralleli…
Il gioco del multiverso si fa dunque incommensurabile, con fantastiche derive metanarrative a segnalare che l’unico vero mondo in cui abitano i nostri eroi è la nostra stessa visione di Rick e Morty, ovvero di questo cartone animato. Audace, intenso ed estremo, agli antipodi di qualsiasi regola narrativa basica – per cui l’eroe deve passare attraverso sfide e pericoli per poter infine tornare a casa (simbolica o meno che sia), questa serie distrugge fin da subito la nozione di casa e di realtà, spostando incessantemente la sua ambientazione di universo in universo, arrivando a farci mettere in dubbio anche la stessa realtà dei personaggi, in un continuum di risate e momenti lirici, talvolta struggenti.
Rick e Morty, il ritorno a una fantascienza visionaria
Una frenetica e incessante fantasia creativa che riporta il cuore del genere della fantascienza là dove dovrebbe sempre essere: tra la meraviglia e l’orrore che ci pervadono nella scoperta di mondi assolutamente nuovi, nello svelamento di nuovi impensabili orizzonti di senso…
Il nonno che si trasforma in un cetriolino pur di non partecipare alla sessione settimanale di terapia famigliare; l’interno del corpo di un barbone utilizzato per costruire un parco a tema per ospiti miniaturizzati; un intero pianeta plasmato per creare il posto adatto alla perfetta evacuazione… Queste sono solo alcune tra le miriadi di meraviglie narrative realizzate in questa serie pazzesca, ipnotica, delirante, iconoclasta.
Tra le turbe di Rick, questo vecchio genio, la cui intelligenza senza eguali è sinonimo di solitudine, ebbrezza e cinismo; e quelle di Morty, un ragazzino in piena fase ormonale, ossessionato dal sesso e preda di angosciosi dubbi morali propri dell’età; saltando di universo in universo per tornare a fine puntata in una casa, in una famiglia, che è e non è l’originale [guardare per credere]; con incursioni produttive che vanno aldifuori della serie stessa – nella celeberrima gag del divano dei Simpson, in un corto promozionale per il film Alien Covenant, nella parodia di altri film horror e fantascientifici (The Non-Canonical Adventures), o infine nei due grandiosi corti anime (Samurai & Shogun / Rick and Morty vs. Genocide).
Ascolta la puntata del podcast dedicata alla discussione dei grandi temi di Rick and Morty!