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The Boys, quando i supereroi sono i supercattivi

La serie Prime Video - in attesa della quarta stagione - si conferma un’irriverente, sanguinolenta e sboccata satira sull’America di Avengers e Justice League. E sulla società dello spettacolo

di Livio Pacella
13/08/2022
in Articoli, Artwork
Cover di The Boys Pr Mondoserie
256
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The Boys è una spassosissima serie americana (Amazon Prime Video, 2019-22), che ha finora raggiunto le 3 stagioni – con 24 episodi – ed è in attesa della quarta. 

Basata sull’omonimo fumetto (Wildstorm / Dynamite Entertainment, 2006-12) di Garth Ennis e Darick Robertson, questa serie è stata creata per la televisione da Eric Kripke (Supernatural) con Seth Rogen ed Evan Goldberg (Preacher). Dopo una travagliata gestazione durata anni. Per cui il progetto riguardava inizialmente un lungometraggio (con l’interesse sia della Colombia Pictures sia della Paramount Pictures), poi diventato un’ipotesi di serie per la rete via cavo Cinemax (la stessa di Banshee, protagonista quell’Antony Starr che qui è Homelander…). Prima del definitivo passaggio alla produzione Amazon.

The Boys potrebbe a prima vista sembrare una parodia del mondo dei supereroi. Che ha – tra Marvel e DC Comics – letteralmente invaso cinema e serialità da più di un decennio. Irriverente e sovversivo, questo show immagina un futuro assai prossimo in cui esistono centinaia di esseri dotati di superpoteri. La maggior parte di loro lavora al servizio di una multinazionale multimiliardaria, la Vought International. 

In particolare, una selezione di sette tra questi supereroi va a costituire il fiore all’occhiello della compagnia. Che ha attorno a questa squadra legato una fittissima ed intricatissima rete di merchandising con profitti da capogiro. Apparizioni pubbliche e televisive, gadget d’ogni tipo e d’ogni sorta, film e dischi da loro interpretati sono l’effettiva agenda di questi fantastici sette. I cui volti, profili e silhouettes imperversano ovunque, ossessivamente martellanti, in una New York divenuta compiutamente società dello spettacolo.

Qui il trailer in italiano, qui sotto quello originale. 

Una parata di supereroi senza precedenti (ma con molte somiglianze)

Fin dal principio in The Boys non vi è niente di buono o di nobile tra queste superstar viziate ed infantili, ciniche e narcisistiche fino alla nausea. A partire da Homelander (Antony Starr), in italiano il Patriota – il Superman di questi Stati Uniti – straordinario e indistruttibile psicopatico, con evidenti complessi edipici. 

Seguito da A-Train (Jessie Usher) – una sorta di Flash in versione nera – tossico egocentrico. E da The Deep (Chace Crawford), in italiano Abisso – un Aquaman con le branchie – molestatore sessuale con poco cervello… E poi da molti altri – poiché in molti si daranno il cambio in questa supereroica kermesse della Voight. Da Queen Maeve (Dominique McElligott) – simil Wonder Woman – omosessuale piena di sensi di colpa per le azioni di Homelander, a Translucent (Alex Hassell), l’uomo invisibile che della sua invisibilità profitta per spiare le colleghe nei bagni femminili… 

Da Soldier Boy (Jensen Ackles, Supernatural)  – un Capitan America (malamente tradotto in italiano con Soldatino) cinico, alcolizzato e decisamente fuori controllo, a molti altri – senza troppo qui spoilerare. Che si allungano come gomma per meglio praticare la sodomia (mentre di giorno predicano l’astinenza sessuale della destra cristiana), che auspicano di nascosto l’arrivo del Quarto Reich, che riescono a comunicare esclusivamente con cartoni animati apparsi nella loro testa…

Nel regno di questa ipocrisia di tipo super hollywoodiano – ovvero da società dello spettacolo finalmente compiutasi – sbuca all’improvviso dal nulla (o dall’Idahoo) una settima eroina. Starlight (Erin Moriarty), ovvero Annie – la ragazza della porta accanto – pura e ingenua. Che si ritrova catapultata in questo delirante mondo di menzogne, intrighi e ricatti senza fine…

The Boys, una squadra strampalata rocambolescamente in rivolta

L’altro protagonista positivo della storia è Hughie (Jack Quaid), giovane commesso nerd di attrezzature tecnologiche senza troppa arte né parte. Che, a causa della fidanzata investita, disintegrata e mandata in mille pezzi dalla forsennata corsa di A-Train, entra in un gruppo di vendicatori di super – The Boys. Composto da improbabili personalità, ex agenti CIA o giù di lì, guidate dall’impenetrabile e strafottente Billy Butcher (un meraviglioso Karl Urban). Obiettivo di questa strampalata squadra è contrastare, smascherare e – dove possibile – annientare i supereroi della Vought irreversibilmente macchiatisi di nefandezze. Ovvero tutti e sette i super. E, assieme a loro, l’intera compagnia.

Dissacrante, irresistibilmente pulp e truculenta, talvolta raccapricciante, al limite del cattivo gusto, The Boys inscena the dark side of Avengers, Justice League & company. Ma qui non si tratta tanto di ‘chi sorveglia i sorveglianti?’, che è stato il quid del meraviglioso Watchmen (mi riferisco sia al fumetto di Alan Moore, sia al lungometraggio, sia alla serie di Damon Lindelof). In questa serie abusi di ogni tipo, dallo stupro all’omicidio, dalla minaccia alla sicurezza nazionale al tradimento stesso degli Stati Uniti (sic), vengono perpetrati nell’ombra da questi esseri dotati di superpoteri – comparsi misteriosamente anni prima negli Stati Uniti. 

E la Vought mira persino ad un contratto esclusivo con la Difesa nazionale, che includa i suoi super nell’esercito statunitense… Così, mentre Homelander e gli altri contano followers, like e percentuali di gradimento rispetto agli ultimi video che li vedono protagonisti, oscure trame complottiste tessono la propria malefica tela sull’America e sul mondo intero.

Divertimento sfrenato e impietosa riflessione

L’immaginifica e ricca mitologia creata da Batman e Iron man si scontra in modo folgorante, all’interno di una narrazione unica ed iperbolica, con la spettacolarizzazione della società tutta. Dando vita ad un gioiello eccessivo e visionario. Dove, come raramente accade, il divertimento sfrenato – ad alto tasso di violenza – si accompagna ad una riflessione impietosa sui meccanismi paralleli di marketing e mitizzazione in vigore nei nostri tempi.

In The Boys la tensione narrativa è continua. E procede in un universo di umorismo nero, capace talvolta di diventare insopportabile brutalità gore. Spappolamenti e sventramenti sono all’ordine di puntata. Budella e interiora spesso esplodono sparpagliandosi sull’intera scena. Gli effetti visivi della serie sono infatti un altro aspetto smaniosamente curato, senza però mai nulla togliere alla sovversiva sardonicità del macello in questione. 

Smembramenti e altro non sono visioni gratuite, ma assolutamente funzionali al contesto narrativo di questa serie su supereroi villain che dominano un mondo così simile al nostro… In The Boys non si contano infatti clip promozionali, video musicali, manifesti propagandistici e tanto altro ancora a cura della Voight. Con campagne pubblicitarie tese di volta in volta a salvaguardare l’ambiente, la famiglia, la lotta alla droga, la sicurezza… Per non parlare delle premiere cinematografiche sulle loro stesse imprese: di cui spesso vediamo nello show, con un abile balzo metanarrativo, teaser e trailer… 

Attivismo politico e celebrità social sono, in questo mondo, un tutt’uno. E il consenso dell’opinione pubblica passa necessariamente attraverso l’immagine dei 7 super Vought. 

Da Superman a The Boys, il mondo dopo Trump

La serie si concede il lusso di approfondire anche un altro tema fondamentale legato al mondo superomistico. Il ruolo chiave della figura paterna nella costruzione dell’ego di un vincente, di un leader. In questo caso, di un supereroe. Ma il supereroe è davvero un vincente, per il solo fatto di avere superpoteri? 

Il personaggio di Homelander, nella doppia veste di padre e figlio mancati, regala momenti assai preziosi e significativi. Mostrando tutta l’inadeguatezza di un uomo che confonde l’amore con l’adorazione. E che fatica a comprendere come l’eccezionalità della sua condizione non sia sufficiente a garantargli l’adorazione incondizionata di tutta l’umanità… “Posso fare il cazzo che voglio!” continua a dirsi Homelander, mentre si masturba sul tetto di un grattacielo. 

Siamo molto distanti da Superman & company, quei supereroi senza macchia nati per esorcizzare ansie e demoni dell’americano medio. Già Frank Miller e Alan Moore, negli anni ’80, avevano trasformato l’uomo pipistrello e gli altri in figure molto più adulte e problematiche. Con The Boys siamo arrivati dall’altra parte, nel lato oscuro – the dark side – di questi supereroi che sono tornati da molti anni ad essere idolatrati da adolescenti e non solo. E si sente tutto il peso dell’eredità di Trump: caduta nel frattempo, come una pesante ombra, sulla nazione americana.

Sorprendente, sboccata, per stomaci forti. Ma irresistibile.

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