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Vatican Girl – mafia, KGB e pedofilia nello stato pontificio

La docuserie Netflix ripercorre in 4 episodi 40 anni di rivelazioni e depistaggi, con al centro la scomparsa di Emanuela Orlandi

di Livio Pacella
15/06/2023
in Artwork, Documentari
Cover di Vatican Girl per Mondoserie
77
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Vatican Girl: la scomparsa di Emanuela Orlandi è una docuserie in 4 episodi di circa 1h (Netflix, 2022) a cura del premio Emmy Mark Lewis (Don’t F**k With Cats: Hunting an Internet Killer). Il documentarista britannico tenta di riordinare le fila della narrazione di uno dei fatti di cronaca italiani più misteriosi del secolo scorso. Una vicenda enigmatica, tutt’ora senza risposte, che ha spalancato scenari a dir poco assurdi e allucinanti, tra mitomani e depistaggi. Coinvolgendo terrorismo internazionale, pedofilia e criminalità organizzata. L’unica certezza – nei quattro lunghi decenni trascorsi dall’inizio di questa storia – è il coinvolgimento del Vaticano.

“L’unica cosa che so per certo è che il Vaticano conosce la verità” dice l’instancabile fratello Pietro, che della risoluzione della scomparsa di Emanuela ha fatto una ragione di vita.

22 giugno 1983: in una giornata romana particolarmente torrida, la quindicenne Emanuela Orlandi esce di casa con il suo flauto per andare alla  scuola di musica. “Mi aveva chiesto di accompagnarla alla lezione di flauto e canto corale, ma io quel giorno non potevo…” – così sempre il fratello. A casa Orlandi, Emanuela non farà più ritorno. 

Ne seguirà uno sconcertante groviglio di fatti e rivelazioni, menzogne ed indizi, il tutto mediaticamente amplificato come poche volte prima di allora. Lo stesso Papa del tempo, Giovanni Paolo II – al secolo Karol Wojtyla – tornato dopo pochi giorni dalla natia Polonia, per la prima volta visitata da un pontefice, in coda all’Angelus dirà le seguenti fatidiche parole: “Spero che tornerà dalla sua famiglia. Noi stiamo facendo tutto ciò che è umanamente possibile. Quello di Emanuela, purtroppo, è un caso di terrorismo internazionale…”

Un rapimento fuori dall’ordinario

Emanuela era una cittadina dello stato vaticano, stato di cui il Papa è sovrano. La famiglia Orlandi aveva servito sette Papi, vivendo da oltre un secolo nei pressi della Santa Sede. È il giornalista e conduttore Andrea Purgatori, che al tempo seguiva gli sviluppi dell’intricata vicenda per conto de Il Corriere della Sera, a sottolineare: “She was not an ordinary child. She was a vatican girl“. 

L’attuale Papa Francesco – al secolo Bergoglio – durante un brevissimo colloquio con Pietro Orlandi, ripreso dalle telecamere, dirà sibillino per ben due volte: “Emanuela è in cielo“…

Come se nelle alte sfere del Vaticano la verità su questa storia sia da tempo nota, ma per qualche ragione non possa essere resa pubblica, quasi il sacro segreto del confessionale fungesse da regola generale per gli affari di stato. Va comunque detto che lo stesso Papa Francesco ha fatto riaprire ufficialmente le indagini, dopo la morte di Benedetto XVI – al secolo Ratzinger – e dopo l’uscita di Vatican Girl. 

Naturalmente nessuno in Vaticano ha accettato di intervenire in questa coraggiosa e lucida docuserie. Che non ha alcuna pretesa di risolvere il mistero che dura da 40 anni, ma soltanto di cercare di mettere ordine nell’intricata matassa che in questi 40 anni è inevitabilmente diventato. Assieme al fratello Pietro, Purgatori, con i suoi interventi direttamente in lingua inglese (ricordiamo questa essere una produzione per un pubblico internazionale), fa da legante alle diverse e contraddittorie piste del caso.  

Vatican Girl non utilizza infatti la tecnica del narratore principale in voice over, ma lascia di volta in volta spazio a familiari (le sorelle e l’anziana  madre) e testimoni, giornalisti (da Chi l’ha visto?, L’Espresso e la CBS) e pseudo complici. Dando così vita ad un sorprendente viaggio a ritroso.

Vatican Girl: Mehmet Alì Ağca, Renatino, Marcinkus e Calvi

Interviste, filmati d’archivio e ricostruzioni creano un coinvolgente percorso audiovisivo che passa dalla pista dei Lupi Grigi e del KGB – propugnata ancora oggi da Mehmet Alì Ağca, autore dell’attentato ai danni di Giovanni Paolo II – a quella della banda della Magliana – sostenuta con forza da Sabrina Mainardi, che fu in quegli anni fidanzata con il boss Enrico De Pedis detto Renatino, la cui tomba fu ritrovata nella Basilica di Sant’Apollinare: una sepoltura riservata esclusivamente agli ecclesiastici di alto rango…

L’implicazione della banda della Magliana porta a sua volta ad un giro che coinvolge la Mafia, la Banca Vaticana ed il Banco Ambrosiano, fino ad arrivare all’omicidio di Roberto Calvi, il banchiere di Dio. Nella fattispecie, il rapimento della Orlandi serviva a ricattare il Vaticano per un ingente deposito fatto dalla Mafia, attraverso De Pedis e tramite il cardinale Marcinkus, alla Banca Vaticana e quindi a Calvi, per un’ordinaria e collaudata operazione di riciclaggio. Soldi che invece vennero – secondo questa versione – presi e investiti dal Papa polacco per finanziare il movimento di Solidarność in chiave anti sovietica. 

Senza contare lo sfacciato intervento di Marco Accetti, psichiatricamente riconosciuto come sociopatico narcisista e mitomane, che si vanta d’essere stato l’Americano, ovvero il telefonista che si teneva in contatto con la famiglia per concordare i termini del rilascio durante i primi mesi. In queste comunicazioni, il cosiddetto Americano – un uomo dal marcato accento straniero – chiede la liberazione di Ağca come unica condizione possibile per riportare a casa sana e salva Emanuela.

La cupa matassa di Vatican Girl

Nonostante la verosimile coincidenza attestata da una perizia, tra la voce di Accetti e quella dell’Americano delle prime telefonate, all’epoca ovviamente registrate, il mitomane in questione vuole lasciar credere di sapere molto più di quello che dice. “Tu stai parlando con colui che modestamente ha creato il caso Orlandi”, dichiara candidamente Accetti in apertura d’intervista. Come tutto questo non bastasse, il sociopatico in questione collega la scomparsa dell’Orlandi ad un’altra scomparsa, avvenuta poco tempo prima, e tuttora rimasta irrisolta: quella di Mirella Gregori…

La matassa è già così inverosimilmente ingarbugliata. Eppure Vatican Girl riesce a farsi ancora più cupo ed inquietante quando a parlare per la prima volta davanti alle telecamere – con il volto oscurato – è una compagna di scuola di Emanuela. La quale rivela una confidenza raccolta pochi giorni prima della scomparsa: la quindicenne sarebbe stata infastidita, forse addirittura molestata, da un cardinale molto vicino al Papa, che l’aveva adocchiata nei giardini del Vaticano. Singolare coincidenza? Motivo scatenante?

L’avvocato Laura Sgrò, l’ultima in ordine di tempo ad avere ereditato l’immenso faldone del caso in questione per chiedere lumi al Vaticano, ricevette non molti anni fa da una fonte anonima una strana e suggestiva indicazione: “Guarda là dove la statua dell’angelo indica con dito”, allegata alla foto di una precisa angelica statua posta in un cimitero – il Cimitero Teutonico Romano – della Santa Sede. Ciò portò a riaprire due tombe vuote, anche se avrebbero dovuto contenere delle spoglie di storica rilevanza. L’ennesimo depistaggio? Un messaggio invero destinato ad altri?

Per tacere della pista, attestata da documenti vaticani ufficiali opportunamente trafugati per l’occasione, che vede Emanuela confinata per anni in un ostello londinese. Fino alla morte – senza cause dichiarate – avvenuta in giovane età. Con una salma che, sempre secondo questa versione, sarebbe stata fatta tornare nello stato pontificio.

È tutto un gioco di potere…

Evidente che una vicenda come questa, tra Mafia e pedofilia, terrorismo e riciclaggio internazionale, non possa non immergere lo spettatore – soprattutto se straniero – in un clima di suspence complottistica senza fine. Dato che la parola fine su questa storia non è ancora stata scritta. Vero è che la pista della pedofilia – non inedita per la Chiesa Cattolica ma sicuramente scioccante, in quanto per la prima volta denunciata all’interno dello Stato Ecclesiastico – coinvolgerebbe proprio l’allora potentissimo Marcinkus (nel frattempo deceduto nel 2006), che guarda caso presiedette lo IOR.

Creando una misteriosa ed ipotetica connessione tra deviazioni sessuali degli alti prelati e ricatti finanziari ad opera della criminalità organizzata. Prendendo per buone le parole che la Minardi fa al tempo dire a Renatino della Magliana: “È tutto un gioco di potere”… In questo senso, dopo oltre 40 anni di attesa, le parole invece pronunciate da Maria, l’anziana madre di Emanuela, non possono non essere percepite come laceranti e strazianti. “Non importa quanto terrai un segreto nascosto, perché prima o poi la verità verrà fuori”…

Ma sarà poi vero? Emanuela Orlandi rimane immortalata in quella fotografia in cui posa spensierata, che per decenni è divenuta la simbolica effigie della sua scomparsa, mentre l’Italia ha attraversato le sue diverse repubbliche e un’interminabile teoria di altri casi mediatici.

Vatican Girl, non volendo – proprio perché non potendo fare definitivamente luce su questo emblematico caso di scomparsa – ci guida allora, con maestria narrativa e rigore giornalistico, attraverso il dedalico groviglio di fatti e storici misfatti. Al di qua e al di là di quel sottilissimo confine tra narrazione ufficiale e inconfessabili segreti, tra pubbliche virtù e vizi privati, tra ricchezze criminali e propaganda politica, che ha il suo innegabile baricentro in Vaticano.

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Tags: documentariomisteroVatican GirlVaticano
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