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Twilight of the Yakuza, il tramonto del gangster giapponese

Il documentario, unico nel suo genere, racconta la crisi dell’antica organizzazione criminale nipponica

di Livio Pacella
26/10/2023
in Articoli, Documentari
cover di Twilight of the Yakuza per Mondoserie
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Twilight of the Yakuza (Il Crepuscolo della Yakuza) è un documentario crime del 2013, prodotto tra Giappone e Gran Bretagna, della durata di due ore e attualmente disponibile su Netflix e – gratuitamente – su YouTube.

La storica organizzazione criminale giapponese nota come Yakuza sta ormai lentamente morendo. Da anni il governo ha messo in atto una politica di tolleranza zero per sradicare una volta per tutte questo fenomeno. E con un certo innegabile successo: non solo i numeri complessivi dei suoi componenti e affiliati sono sensibilmente diminuiti, ma si è anche creata un’insanabile frattura all’interno degli stessi clan. Una frattura che vede contrapposti i più anziani, che ne rimpiangono il glorioso passato legato al codice d’onore, e i giovani affiliati che non hanno intenzione di seguire le antiche regole di comportamento.

Gli associati alla Yakuza sono da sempre criminali, dediti ad estorsione, frode, omicidio, gioco d’azzardo e traffico di droga (anche se quest’ultimo non sarebbe tollerato dal codice). Eppure il Giappone è un paese industrializzato con uno dei tassi più bassi di crimine e violenza.

Sono in molti a credere questa sia una conseguenza della secolare presenza Yakuza nel paese. Profondamente radicati nella società giapponese, questi gangster erano visti come una sorta di male necessario. Ma soprattutto come risolutori di problemi e di controversie di ordine sociale. Se un quartiere o una strada erano sotto il controllo di una determinata famiglia, era a questa che la cittadinanza ordinaria si rivolgeva per dirimere e risolvere le proprie questioni: affari, orgoglio, vendetta, passione… Tutto veniva allora deciso dal padrino della zona, così come viene ad esempio raccontato a proposito della mafia italo-americana nel mitico The Godfather di Coppola.

Passato e presente della Yakuza

La Yakuza, che si fa risalire addirittura intorno al 1700, si prefigge idealmente di seguire un codice che impone di difendere sempre il più debole. Strano a dirsi, dato che per lo più i deboli avrebbero bisogno di essere difesi proprio da loro. Eppure ancora oggi, ad esempio, sono diversi i clan che hanno dato il loro contributo per aiutare le vittime del recente terremoto e dello tsunami.  Questo contribuisce non poco ad una percezione pubblica di questo ambiguo fenomeno – che, per quanto ambiguo, pur sempre è un fenomeno criminale – che non sia solo a senso unico.

Diversamente dalla Mafia nostrana, la Yakuza è alla luce del sole. I suoi associati sono molto facili da rintracciare, anche perché sono registrati dalla polizia. Di più, è sempre stato parte del codice d’onore ammettere i propri misfatti in caso di indagini ufficiali. Purtroppo però, proprio in risposta alle misure coercitive decise dal governo nell’ultimo periodo, questo secolare rapporto di reciproco rispetto con le autorità si è spezzato. 

E la Yakuza ha smesso di cooperare con le forze dell’ordine. Così molti delinquenti hanno cominciato ad agire nell’ombra, eludendo i controlli della polizia: come farebbe un qualsiasi normale criminale, diremmo noi. Ma questo in Giappone – il paese industrializzato con il più basso tasso di violenza criminale – non è per niente normale. Si tratta di una nuova figura delinquenziale, che non appartiene più al mondo della Yakuza, ma a nuove strutture di crimine organizzato, gestite da mafie straniere. In particolare russe e cinesi.

I protagonisti di Twilight of the Yakuza

Twilight of the Yakuza racconta la lotta, talvolta disperata, per la stessa sopravvivenza di questa lunghissima tradizione criminale. Meglio, dei suoi ultimi legittimi rappresentanti. Dandoci accesso al lato umano di questi leggendari fuorilegge, a loro modo da secoli integrati nella società giapponese. La Yakuza è forse una delle ultime tradizioni nazionali che rifiuta orgogliosamente di tramontare, così come invece una ad una stanno tramontando tutte le tradizioni di questo straordinario paese…

Il cinema giapponese ha dipinto per decenni la Yakuza come un’esclusiva lobby criminale composta da ricchi gangster che impongono la propria volontà sugli altri attraverso l’uso della forza. Oppure anche solo con la propria semplice presenza intimidatoria. Un esempio su tutti (per noi occidentali): i film di e con Takeshi Kitano.

Ma la dura realtà di un affiliato Yakuza prevede innanzitutto un versamento mensile di 2000 dollari al boss della famiglia, ovvero del clan. Boss che i sottoposti di basso livello devono quotidianamente assistere in ogni sua necessità: dalla pulizia della casa al bucato… Twilight of the Yakuza, ideato e diretto da Sebastian Stein, che intervista e segue con la telecamera alcuni anziani membri di diverso rango, ci mostra quindi un mondo segreto, di cui finora si era per lo più cinematograficamente favoleggiato, nella sua cruda realtà.

Tre sono i principali gangster protagonisti. Toyohiko Tanaka (Don Tanaka) è lo storico padrino del Matsuba-kai, potente clan giapponese. Questo boss rimpiange il passato in cui il codice d’onore dettava legge nelle strade di Tokyo. Per lui i nuovi affiliati sono poco più che volgari criminali. Daikaku Choudouin, detto il Sensei, è un consulente Yakuza. Il Sensei non appartiene a nessuna specifica famiglia ma è il consigliere legale di diversi boss. Considerato un terrorista dalle autorità governative, ha decine e decine (57) di figli sparsi per il paese, al cui destino non è minimamente interessato.

La vecchia Tigre di Ginza

Vi è infine il 60enne Yoichi Nakamura, noto a suo tempo come la Tigre di Ginza (ricco quartiere di Tokyo), da poco scomunicato dal suo clan a causa di una disputa economica. Nakamura sta cercando di reinventarsi in diverse attività più o meno legali. A dire il vero, la Tigre di Ginza, non ricoprendo alcuna autorità ma anzi essendo stato addirittura bandito dai suoi stessi banditi, è forse la figura più tragicomicamente emblematica di questo struggente tramonto. Sono passati ormai da molto tempo i suoi anni migliori, durante i quali comprendiamo lui essere stato poco più di un sicario tirapiedi, a prescindere da quante leggende questo vecchio gangster mitomane ami raccontare sulla sua persona. Lo si vede perennemente sbronzo, o in procinto di diventarlo, spesso in situazioni totalmente grottesche (vedi la colossale sbronza all’edizione nipponica dell’oktoberfest).

Nakamura sembra costantemente fallire in ogni suo progetto: dal grande incontro di boxe da lui promosso alla vendita di bottiglie d’acqua con il prezzo 5 volte maggiorato nelle aree colpite dallo tsunami. Passando per il sogno di diventare in breve tempo un vero e proprio impresario immobiliare: sogno che lui si limita a contemplare ingollando innumerevoli lattine di birra e immaginando di costruire fantasticamente qua e là palazzi e centri commerciali… Almeno fino a quando non realizza che l’affitto del suo inutilmente spazioso ufficio va saldato a scadenza regolare, ritrovandosi quindi in bancarotta prima ancora di cominciare. 

Twilight of the Yakuza e Robin Hood

Per il vecchio Tanaka invece, un tempo i membri della Yakuza erano paragonabili a Robin Hood, e l’assistenza che fornivano ai più bisognosi era un servizio insostituibile che rendevano alla società. Secondo lui il codice d’onore – oggi irrimediabilmente dimenticato – proverrebbe direttamente dal bushido, ovvero la vera e unica strada del nobile guerriero.

La conseguenza dell’accanimento poliziesco sui clan – causato secondo lui dalla pressione statunitense sul governo giapponese – è un vuoto che è subito stato colmato da giovani delinquenti senza onore, manipolati da organizzazioni criminali straniere senza scrupoli. Stranamente il detective Norio Tamura, che si occupa da tempo di Yakuza, concorda pienamente con le opinioni del padrino.

Certo, a credere a Tanaka vi è stata un’età dell’oro in cui i criminali Yakuza seguivano pedissequamente questo benedetto codice per difendere i buoni dai cattivi (anche se verrebbe da chiedersi: e chi erano questi cattivi?). In questa nostalgica ed edulcorata visione, i vecchi gangster Yakuza sembrano essere stati i successori dei nobili samurai… Bisogna però ricordare che la loro famosa protezione era un servizio che non si poteva avere il lusso di non pagare. Soprattutto in campo edilizio, qualsiasi progetto di costruzione doveva subire questa seconda occulta tassazione. Il che ha da sempre gravato non poco sui costi complessivi, e dunque sugli investimenti relativi ad opere pubbliche e private giapponesi.

Il canto del cigno

Twilight of the Yakuza è un documentario unico nel suo genere, che getta una finestra non solo sull’inedito mondo di questi storici gangsters nipponici, ma ancora più sull’inarrestabile declino – sul tramonto – di questa peculiare tradizione criminal-nazionale. Forse è proprio questo stesso tramonto che ha aperto la crepa per cui è stato possibile realizzare questo documentario. Un’indagine, questa, che non sarebbe stata nemmeno pensabile tempo addietro. Ma, si sa, viviamo strani giorni… Lo stesso El Chapo (di cui abbiamo scritto qui) venne infine nuovamente catturato, a pochi mesi dalla sua spettacolare e complicatissima evasione, solo perché voleva a tutti i costi la sua storia venisse raccontata da una star hollywoodiana… E in effetti i protagonisti di Twilight of the Yakuza hanno tutti in comune questo morboso e nostalgico attaccamento nei confronti del proprio passato. 

Il padrino, il Sensei, addirittura la Tigre di Ginza (che morirà poco dopo le riprese, in completa miseria, nascondendosi dai creditori) si aggrappano al canto di un passato gloriosamente trasfigurato, più o meno consapevoli di stare cantando il canto del cigno. Un canto che avviene solo al tramonto.

Quello del Sol Levante è forse il paese – tra quelli cosiddetti industrializzati – che più ha coltivato codici, rituali e tradizioni. Uno degli effetti collaterali del fenomeno della globalizzazione è senza dubbio l’imposizione forzata del livellamento culturale. 

Twilight of the Yakuza è affascinante proprio perché ci mostra la disperata battaglia – già persa in partenza – di un ristretto gruppo di vecchi criminali contro questo livellamento. Contro il proprio stesso tramonto.

Un tramonto per cui, una volta tanto, non si deve volgere lo sguardo ad ovest ma ad est.

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Tags: documentarioGiapponemafiaTwilight of the Yakuza
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