The Truth About Jussie Smollett? (Il caso Jussie Smollett: qual è la verità?) è un documentario statunitense (Netflix, 2025) della durata di 90 minuti. Il docu-film, prodotto dagli stessi creatori di The Tinder Swindler e Don’t F**k with Cats, e diretto da Gagan Rehill (Ashley Madison: sesso, scandali e bugie) cerca di ricostruire l’incredibile storia di Jussie Smollett, che tanta eco ha avuto negli USA.
Smollett, giovane attore americano nero e gay, nel 2019 era uno dei protagonisti di Empire, una serie Fox di grande successo. In una fredda notte del 29 gennaio dello stesso anno, a Chicago – la metropoli in cui vive -, Jussie chiama la polizia. Arrivata nel suo lussuoso appartamento, l’attore dichiara di essere stato aggredito da due uomini dal volto coperto. A tarda sera, mentre tornava a casa con del cibo da asporto. I due, inneggiando al MAGA (Make America Great Again) trumpiano e gridando insulti omofobi e razzisti, lo avrebbero picchiato. Infine, gli avrebbero messo un simbolico cappio intorno al collo. Cappio con cui Jussie si fa trovare – al collo – all’arrivo degli agenti.
Il deprecabile crimine d’odio scuote immediatamente l’opinione pubblica. Smollett riceve dichiarazioni di solidarietà da ogni dove. Lo stesso presidente Trump condanna fermamente l’accaduto.
Chicago P.D. vs Jussie Smollett
Le indagini della polizia di Chicago danno invece di questa vicenda una versione completamente diversa. Jussie aveva detto i suoi aggressori essere senza dubbio due bianchi. I detective di Chicago risalgono invece a due muscolosi fratelli di origine nigeriana: Ola e Abel Osundairo. Questi ammettono non solo di conoscere Smollett, poiché entrambi comparse sul set di Empire, ma addirittura di essere da lui stati assunti per inscenare l’aggressione. Ovviamente dietro compenso. La ragione? Aumentare in tal modo la propria visibilità.
Nel marzo 2019 la giovane star viene incriminata per la bellezza di 16 capi d’accusa, che però vengono successivamente archiviati dopo il pagamento di una multa e lo svolgimento di lavori socialmente utili. Verso la fine del 2021 Jussie viene condannato anche per falsa testimonianza. Ma, tra il 2023 e il 2024, la Corte Suprema dell’Illinois annulla la decisione per irregolarità procedurali.
L’attore, che si è sempre proclamato innocente, e la cui carriera ha naturalmente subito danni irreparabili da questa storia, da un punto di vista squisitamente giuridico è quindi in una sorta di limbo. Poiché le irregolarità procedurali – i famosi vizi di forma – non costituiscono minimamente un’assoluzione, per la maggior parte del Paese, Jussie Smollett è un truffatore della peggior specie.
The Truth About Jussie Smollett? rivisita questa complicata vicenda. Intervistando innanzitutto il protagonista, che continua a ribadire la propria innocenza, confermando la sua versione della storia. Che, fin dall’inizio, non ha mai modificato. “La mia storia non è mai cambiata” dice con rabbiosa e indignata convinzione.
The Truth About Jussie Smollett? – chi sta raccontando la verità?
Intervistando poi i fratelli Osundairo, che affermano candidamente di stare addirittura scrivendo un libro sugli eventi di quella fredda sera di gennaio. “Aspetta, com’è che fa il titolo del libro che stiamo scrivendo?” chiede uno dei due all’altro. Troviamo poi Eddie Johnson, all’epoca a capo dei detective che hanno condotto le indagini. A capo di un dipartimento di polizia, quello di Chicago, più volte finito nel mirino per abusi razziali e contraffazione di prove. Come potrebbe benissimo essere anche in questo caso. Ma Johnson se la ride, razionalmente e autoritariamente. Almeno all’apparenza, dato che l’uomo – anch’egli afroamericano – è stato licenziato poco prima del pensionamento proprio per aver contraffatto e mentito durante il suo ufficio…
Non solo: Rehill introduce nell’equazione due nuove figure: le giornaliste investigative Abigail Carr e Chelli Stanley. Che, incuriosite da questa strana storia, riescono ad ottenere nuovi filmati delle telecamere di sicurezza, che erano in possesso del dipartimento. E che mostrerebbero, inequivocabilmente?, due uomini bianchi in fuga dalla scena del crimine, proprio poco dopo l’orario dell’aggressione.
Lo stile di questo documentario true crime è quindi volutamente labirintico: ogni testimonianza o meglio, ogni affermazione, tra poliziotti, avvocati, giornalisti, investigatori, e lo stesso protagonista, sembra smentire quella precedente. In un gioco di specchi tra realtà e finzione, che sembra ormai essere la costante non solo dei controversi casi mediatico-legali trattati da questo genere di documentari ma della nostra stessa realtà spettacolo.
Chi sta raccontando la verità? Andando più in profondità: è possibile che in un qualsiasi racconto vi sia verità? Oppure ogni racconto non è in fondo che una forma di contraffazione?
I pro e i contro di una storia assurda
Nello specifico di The Truth About Jussie Smollett? Contro Jussie: scende a comprarsi da mangiare senza cappotto in una freddissima tarda sera di Chicago; il cibo da asporto è ancora perfettamente integro nella sua confezione (sic); si presenta ancora con il cappio al collo davanti agli agenti; è accusato da due comparse della sua serie di averle ingaggiate per inscenare l’aggressione. A suo favore: innanzitutto, perché diavolo avrebbe dovuto fare tutto questo, se già era all’apice del successo? senza considerare due testimoni oculari, assolutamente attendibili, che dichiarano di avere visto due persone bianche nell’orario e sul luogo del crimine: due testimonianze che la polizia decide di non prendere in considerazione.
Ma c’è di più, come scopre una delle giornaliste investigative: i due fratelli nigeriani, che effettivamente si trovavano in una macchina nei pressi della zona quella sera, hanno molto da perdere. Durante la perquisizione della loro abitazione – fatta in relazione all’indagine – salta infatti fuori un piccolo arsenale tra coltelli, pistole, mitra… un piccolo arsenale illegalmente detenuto. Stranamente i due non vengono incriminati per le armi trovate in casa. Altrettanto stranamente poi, ci sono alcuni preziosi secondi mancanti in una delle registrazioni video di quella fatidica sera. Video che erano in possesso del Chicago Police Department. Secondi che avrebbero teoricamente e finalmente mostrato il colore della pelle dei sospettati…
Questo documentario, dal ritmo serrato e dal forte impatto visivo, non prende apparentemente posizione in questo gioco delle parti. Lo stile cinematografico – l’atmosfera da metropoli noir, le drammatizzazioni animate, la tensione narrativa – è estremamente curato. La parte del leone appartiene agli ‘attori’ (uso questo termine in senso lato, e non) di questa assurda storia.
The Truth About Jussie Smollett? riflessione filosofica sulla natura della verità
Possibile che la polizia di Chicago abbia deciso di incastrare e incriminare un giovane nero gay? Vale forse la pena ricordare che il caso di George Floyd, con l’ondata di proteste che ne seguì, accadde l’anno dopo. Possibile che un attore all’apice del successo abbia deciso di inscenare un’aggressione a sfondo razziale e omofobico? Comunque la si giri, questo triste caso di cronaca è oscuro e surreale. Thriller psicologico, labirintico intrattenimento, studio sociologico o riflessione filosofica sulla natura della verità nel nostro ambiguo mondo spettacolo… Volendo, The Truth About Jussie Smollett? è tutto questo.
L’amplificazione e la distorsione della realtà, della cosiddetta realtà, è nella natura stessa di ogni racconto. Al di là che si creda o meno nell’innocenza o nella colpevolezza di Jussie Smollett. Io tendo a credere, dopo aver visto questo documentario, nella sua innocenza. Ma che importa? Questo documentario non è, in fondo, che un altro racconto. Non è quindi che un’altra alterazione di ciò che è verosimilmente accaduto il 29 gennaio 2019. E The Truth About Jussie Smollett? non parla di ciò che è realmente accaduto quella sera. Parla piuttosto delle tensioni razziali mai sopite nell’America contemporanea, della fiducia e della corruttibilità delle istituzioni, infine del potere dei (social) media nell’orientamento dell’opinione pubblica. E privata, of course. Chi cerca risposte, ha dunque sbagliato documentario.
Post Scriptum – il momento topico, verso la fine, è quando l’inedito video, in cui sono ripresi i due supposti aggressori, viene fatto vedere a tutti i protagonisti del documentario. Domanda: secondo voi, questi due sono bianchi o sono neri? Risposte varie, a seconda dell’intervistato di turno. Il massimo è quando a rispondere è proprio uno dei due testimoni oculari che continuano a dire di avere visto due bianchi quella sera. La sua risposta, davanti al video in questione, è: neri.
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