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Home Mondovisioni Documentari

The Inventor: quando anche il sangue mente

L’affascinante documentario sulla più grande truffa dei nostri tempi racconta ascesa e caduta di Elizabeth Holmes e della sua Theranos

di Livio Pacella
10/04/2022
in Documentari
242
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The Inventor: Out for Blood in Silicon Valley (in italiano – La più grande truffa della Silicon Valley, disponibile su Sky e NOW) è un documentario HBO del 2019, per la regia di Alex Gibney. Il documentario indaga la controversa figura di Elizabeth Holmes, la famosa fondatrice – e affondatrice – di Theranos. Compagnia che all’apice arrivò ad essere stimata 9 miliardi di dollari, prima di crollare in una delle bancarotte fraudolente più eclatanti della storia.

La più giovane miliardaria selfmade (come piace dire di questi tempi) del mondo, aspirante Steve Jobs, è recentemente stata condannata per frode e associazione a delinquere – capitolo finale di una storia che a dir poco ha dell’incredibile. Perché Elizabeth Holmes ha letteralmente ingannato l’America intera, a partire da alcuni dei suoi più illustri cittadini. La domanda che, nonostante la condanna, rimane tuttora irrisolta è la seguente. Si tratta di una diabolica sirena incantatrice oppure è lei la prima e più fervente seguace del suo credo?

La rivoluzione di Elizabeth Holmes: Edison e Theranos 

Ma andiamo con ordine. Nel 2003 una studentessa universitaria di soli 19 anni abbandona gli studi per fondare a Palo Alto, California, una società che aspira a rivoluzionare la tecnologia in campo sanitario: Theranos, termine che viene dalla fusione di Therapy (terapia) e Diagnosis (diagnosi). In pochi anni riesce a raccogliere la considerevole cifra di 700 milioni di dollari da investitori privati. Fino a raggiungere, tra il 2013 e il 2014, lo sbalorditivo valore di mercato di 9 miliardi di dollari (secondo l’illustre rivista Forbes).

La rivoluzionaria tecnologia di Theranos prometteva di produrre un apparecchio relativamente piccolo che permettesse di eseguire le analisi del sangue con il prelievo di una sola goccia (dal polpastrello). Finito il tempo dei dispendiosi, dolorosi e copiosi prelievi di sangue tramite ago e siringhe. Inizia un futuro in cui monitorare i valori ematici ha un costo accessibile a tutti, non comporta sofferenza alcuna, e potrebbe addirittura diventare una faccenda domestica. Il sogno della Holmes era infatti quello di vedere Edison – questo l’altisonante nome dell’apparecchio in questione – nelle case di tutti gli americani. Che quindi avrebbero potuto monitorare quotidianamente la propria salute, con un evidente e sensibile incremento di prevenzione di malattie.

The Inventor: fake it until you make it

Ma quella non era che la meta finale. Nel frattempo la sua società mirava ad aprire centri diagnostici nelle farmacie e nei centri commerciali di tutto il paese, a partire dall’Arizona. E ci stava anche riuscendo – i contratti erano già firmati. L’idea di poter riscontrare la presenza di patologie assai gravi, dal cancro all’epatite all’HIV – oltre 200 i test medici millantati – da una sola goccia di sangue aveva velocemente trasformato la giovane Holmes in un’icona dei nostri tempi. Un nuovo Leonardo da Vinci o un nuovo Mark Zuckerberg, a seconda.

Lei era invece una grande ammiratrice di Steve Jobs, il celeberrimo fondatore di Apple assunto al rango di moderna divinità, di cui copiava addirittura lo stile vestiario, indossando quasi sempre un dolcevita nero durante le apparizioni pubbliche. Cioè quasi sempre. Poiché per Elizabeth, come vedremo, tutto o quasi era riconducibile ad un’apparizione pubblica.

“Fake it, until you make it” è un noto detto della Silicon Valley: l’idea di bluffare fino a quando non sei riuscito a realizzare il tuo progetto è affascinante solo se è il racconto di un’impresa che si è conclusa con successo. Nel caso di Elizabeth Holmes, invece, divenne uno slogan non dichiarato con cui all’inizio riuscì a contagiare una larga cerchia di collaboratori. Alla fine deve essere diventato un mantra psicotico che andava ripetendosi da sola. Poiché non è mai stato chiaro quanto davvero ci credesse fino in fondo o quanto fosse consapevole del disastro di proporzioni bibliche che aveva creato in così poco tempo.

Elizabeth Holmes sulla copertina di Forbes

E sì che già i suoi docenti universitari di medicina a Stanford, una volta esposta la sua idea, avevano cercato di spiegarle che era fisicamente impossibile potesse funzionare. Ma ciò non bastò certo a fermare la giovane non laureata dal suo nobile intento di democratizzare l’assistenza sanitaria.

Nel giro di pochi anni la Theranos poté vantare di avere “il consiglio di amministrazione più illustre nella storia aziendale degli Stati Uniti”. Vi partecipavano, ad esempio, Henry Kissinger e George Shultz, entrambi ex Segretari di Stato. L’ex Segretario alla Difesa William Perry. Gli ex senatori Sam Nunn e Bill Frist… Stranamente, mancavano però esperti di rilievo del settore: nessun medico, nessuno scienziato.

In più la Holmes convinse ad investire nella sua azienda diverse personalità di alto profilo, raccogliendo 700 milioni di dollari in 10 anni: tra queste, Rupert Murdoch, Bill Clinton, James Mattis e Betsy DeVos. 

Nel 2015 Elizabeth Holmes era sulla copertina di Forbes e la rivista Glamour la insignì del Women of the Year Award. Premio per le donne che si sono distinte nel mondo della finanza, della politica e dello spettacolo. Settori, tra l’altro, che per Elizabeth parevano essere del tutto intercambiabili.

Soltanto un anno dopo, la stessa Forbes – che aveva stimato in 9 miliardi di dollari il valore della società – dichiarò il suo patrimonio netto equivalente a zero, nominandola ‘uno dei leader più deludenti del mondo’.

The Inventor tra castelli di menzogne e ottimismo compulsivo

Questo perché la rivoluzione tecnologica tanto attesa e tanto annunciata non arrivò mai. I problemi tecnici e logistici si rivelarono insormontabili e i pochi test fatti per il pubblico venivano eseguiti con i metodi tradizionali, avvalendosi ogni volta di improbabili giustificazioni. I pochi risultati ottenuti con Edison erano totalmente inaffidabili. 

John Carreyrou, un giornalista investigativo del Wall Street Journal, fu il primo a smascherare pubblicamente la frode, con l’aiuto di un paio di gole profonde. 

Dai suoi articoli seguirono le indagini ufficiali: il declino di Theranos fu veloce e inarrestabile.

Elizabeth Holmes e il suo ex compagno – ed ex direttore generale e operativo – Ramesh Balwani, a cui lei cercò poi inutilmente di scaricare le responsabilità, vennero messi sotto accusa. Avevano mentito spudoratamente e continuativamente per ingannare gli investitori: sull’efficacia di Edison, sulla contabilità di Theranos… Fake it…

Come è stato possibile, si chiede The Inventor, ingannare alcuni tra gli uomini più potenti e influenti del paese, vantando una tecnologia dichiarata impossibile da più parti, senza che questa venisse mai verificata? In primis, senza dubbio, grazie all’enigmatica e ossessiva personalità della protagonista (un po’ come l’Anna Sorkin – Anna Delvey di Inventing Anna, che abbiamo raccontato qui). Che ancora nel 2017, in piena crisi aziendale, con il quartier generale spostato da un immenso palazzo ad un vecchio magazzino, continuava a mantenere il suo opulento stile di vita e la surreale convinzione che alla fine ce l’avrebbe fatta. …Until you make it.

Elizabeth Holmes tra scienza e fede

Sapersi vendere, prima ancora di vendere qualsiasi cosa, è il segreto di ogni grande venditore. In questo la Holmes non aveva rivali. Doveva però prima o poi anche vendere la sua grande invenzione, Edison – e questo era, come dire, più problematico. Sembra infatti che le infinite riunioni del suo gruppo di collaboratori avessero come obiettivo, invece che la risoluzione dei tanti problemi tecnici che la macchina poneva, quello di deciderne il design e il colore. Oppure quello di scegliere lo slogan adatto con cui accompagnarne la presentazione agli investitori. Tutta una questione di pubbliche apparenze.

Certo, anche Steve Jobs era maniacale in questi aspetti; ma lo era prima ancora nel concepimento delle sue macchine, che dovevano funzionare alla perfezione. Secondo la Holmes, che lasciava volentieri questa parte agli ingegneri, se uno di loro sollevava un problema che riteneva essenziale voleva dire che non credeva sufficientemente nel progetto. Insomma, era tutta una questione di fede. E poiché le critiche cominciavano a dilagare nelle stanze e tra i corridoi della società, ecco la scelta di instaurare un clima di segretezza assoluta, addirittura paranoica. 

Nessun dipartimento sapeva con esattezza cosa facesse l’altro e tutti e 700 i dipendenti dovevano firmare contratti con clausole severissime di riservatezza. Un clima da dittatura sudamericana, secondo un ex dirigente. E come per ogni dittatura che si rispetti, il clan era tenuto assieme dal carisma personale di Elizabeth, che aveva trasformato l’azienda in una sorta di setta: se ti chiedi se una cosa è possibile vuol dire che non ci credi abbastanza. 

Un concetto di natura più religiosa che scientifica. Eppure…

The Inventor e la follia di questo mondo

Questa la storia raccontata con dovizia di particolari in The Inventor, un documentario pieno di interviste, scene e racconti a dir poco sorprendenti. 

Di quelli che – come Tiger King – ci rendono pienamente consapevoli il mondo essere ben più folle di qualsiasi romanzo. Di qualsiasi invenzione. O quasi.

Un’altra grande e folle storia di truffe e inganni: Inventing Anna, cui abbiamo dedicato una puntata del podcast  

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Livio Pacella [altrove Al Lecap o liviopacella]. Attore, autore, regista, filosofo ballerino, poeta maledetto, bohemien, da tempo impegnato nella stesura di "Carpe That Fuckin Diem", continua a vivere, tra lo stupore generale, al di sopra dei suoi mezzi.

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