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Preacher: alla ricerca di Dio, senza rispetto per nulla | 5 minuti una serie
Preacher, podcast. Puntata a cura di Untimoteo.
Preacher è una serie in 4 stagioni per un totale di 43 episodi di 45 minuti che trae ispirazione dall’omonimo fumetto di Garth Ennis edito dalla DC Comics tra il 1995 e il 2000. Un’opera per larga parte sgradevole, che non lesina colpi bassi allo spettatore. Ma nemmeno ai suoi personaggi, che vengono – in una grottesca e comica escalation – evirati, mutilati o fatti addirittura esplodere.
Lo show ha come principali sceneggiatori gli specialisti di commedie surreali e demenziali Evan Goldberg e Seth Rogen, artefici dell’adattamento per la TV della serie The Boys, altro famoso fumetto scritto da Garth Ennis. Lo showrunner è Sam Catlin, noto per il suo lavoro su Breaking Bad, capolavoro noto in tutto il mondo.
Quindi, se non vi spaventa il politicamente scorretto, se non vi disturba vedere la principale religione del nostro paese essere messa alla berlina e se siete in cerca di un’avventura dissacrante, Preacher fa decisamente al caso vostro. Altrimenti statene alla larga.
“5 minuti 1 serie” è il format del podcast di Mondoserie che racconta appunto una serie in cinque minuti o poco più. Senza fronzoli, dritti al punto.
Il predicatore e il suo demone interiore (non metaforico…)
Preacher ha per protagonista Jesse Custer (Dominic Cooper), anomalo predicatore texano che – armato di una fede incrollabile – combatte con i propri demoni interiori. E qui non si sta parlando per metafore. Jesse è infatti posseduto da Genesis, ovvero una forza mistica figlia dell’incontro proibito tra un angelo e un diavolo. Forza che gli permette di imporre la propria volontà sugli altri, con il semplice utilizzo della voce.
Com’è facile intuire, Inferno e Paradiso sono pronti a tutto pur di recuperare questo potere, troppo grande per essere lasciato in mano a un misero essere umano. Ma soprattutto per mettere a tacere lo scandalo dell’accoppiamento tra le forze del bene e quelle del male. Sotto il ciuffo da teddy boy, il collarino bianco, gli stivali durango e lo sguardo da macho, Jesse sfoggia un carattere da vero duro. Cresciuto per anni tra gli abusi di una famiglia legata a doppio filo alla religione e alla magia nera, scucirgli di dosso Genesis non sarà impresa facile. Anche perché il nostro si può avvalere dell’aiuto della temibile fidanzata Tulip (Ruth Negga), nonché del Centenario Vampiro Irlandese Cassidy (Joe Gilgun).
Un bel terzetto tosto insomma, che arriverà a confrontarsi con Dio in persona e, in seguito, a percorrere in lungo e in largo un’America violenta e pericolosa, in parte come fuggitivi, in parte come cacciatori.
Preacher nel podcast: quando il troppo non è mai troppo
Il fumetto infatti nasce come testata di punta di un sottobrand della DC Comics: l’ormai mitica linea Vertigo, specializzata nel proporre opere autoriali e contenuti per un pubblico maturo. Ennis porta questa linea editoriale verso territori sempre più estremi, forte di un periodo culturale in cui il cinema di Quentin Tarantino aveva inaugurato una stagione di violenza grottesca nonsense, con protagonisti antieroi senza scrupoli con più vizi che virtù.
Come spieghiamo nel podcast, Preacher è un fumetto figlio del suo tempo, pensato da un autore che con ogni evidenza gode furbescamente dei continui shock che provoca ai suoi lettori. Con il rischioso effetto collaterale però, dopo un po’ di tempo, di anestetizzare gli stessi. Di qui la necessità di scendere sempre di più nel cattivo gusto, trascinando con sé Jesse, Tulip, Cassidy, il giovane Arseface, i credenti, la chiesa, l’Inferno e il Paradiso. Dopo una prima stagione che ha cercato senza successo di essere autoriale, il resto della serie, portata on the road, si rivela aderente al fumetto e splendidamente di cattivo gusto. Abbandonata ogni pretesa di realismo e introspezione, i comprimari sono al contempo spassosamente iconici e iconoclasti.
I villains sono omofobi e razzisti, propensi all’incesto e alle molestie nei confronti degli animali di fattoria. Individui spregevoli che godono della violenza inflitta e che, ironia della sorte, diventano a loro volta martiri su cui si accaniscono i più spiacevoli eventi. Su tutti si apprezzano particolarmente un divertentissimo Pip Torrens nei panni dello spietato ‘Herr Starr’ che, da machiavellico e temutissimo antagonista, si tramuta in uno scherzo di natura perennemente martoriato da continui incidenti imbarazzanti. Oltre a lui il Satana di Jason Douglas che – a dispetto di corna, zoccoli e zanne -, si atteggia come un mafioso di Brooklyn da mezza tacca. E tra i cattivi non poteva mancare niente meno che un Adolf Hitler, interpretato da Noah Taylor. Un antisemita all’inferno che capita in una riunione di Gesù…
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