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Scavengers Reign: una meraviglia crudele e già cancellata | Animazione
Scavengers Reign, podcast | Puntata a cura di Untimoteo.
“Spero per loro che siano morti”. Questo è il commento brutale di un ufficiale della Flotta Spaziale. Parla della nave cargo Demeter 227, dispersa nello spazio. E la distanza dalla verità non è molta. Il relitto della nave è squarciato e corpi morti fluttuano attorno a un pianeta alieno, Vesta.
Parliamo di Scavengers Reign. Una serie animata americana, prodotta in origine per HBO Max, che è una delle migliori science-fiction mai create. Poetica, surreale, ma allo stesso tempo concreta e terrificante. Un prodotto unico. E, purtroppo, una prima stagione di 12 episodi destinata, per ora, a non avere un seguito.
Quindi, la domanda che vi starete ponendo è: perché devo perdere tempo a leggere di una serie che non è ancora disponibile in Italia? E che per di più è stata già cancellata? Semplice: perché Scavengers Reign è stupenda. Profonda, inquietante, commovente.
Racchiude nella sua storia – apparentemente lineare – tematiche di infinita complessità. In pochissimi personaggi delinea tutta la follia e la complessità dei modelli comportamentali umani. Ed è stilisticamente un compendio della migliore produzione fantascientifica di sempre.
“Animazione” è il format del podcast di Mondoserie dedicato alle diverse scuole ed espressioni del genere, dall’Oriente alla scena europea e americana.
Naufraghi su Vesta
In un mondo in cui i viaggi interplanetari sono possibili, ma pieni di insidie, veniamo subito proiettati su Vesta. Non tutti i membri della Demeter sono morti. Un manipolo di cosmonauti è riuscito a imbarcarsi sulle capsule di salvataggio. Solo tre, atterrate a grande distanza l’una dall’altra, sembrano avere dei sopravvissuti. Troviamo la botanica Ursula in compagnia di Sam, il capitano. Poi l’esperta di logistica Azi atterrata con il suo fedele robot Levi. E infine c’è Kamen, un membro dell’equipaggio apparentemente irrilevante, intrappolato tra enormi rami giganti.
Vesta non è abitato da specie umanoidi, ma è ricco di una flora e una fauna sorprendente. È un ecosistema dove la divisione tra piante, funghi e animali sembra inapplicabile. Funghi grandi quanto alberi secolari, creature dalla fisiologia bizzarra. In ogni angolo sorge la vita, ogni bocciolo nasconde una meraviglia. Ma naturalmente, questa natura incontaminata cela insidie e crudeltà ad ogni passo. Le piante emanano gas velenosi o depositano i loro semi nei corpi degli esploratori. Gli animali entrano in una sorta di simbiosi parassitaria. Persino il robot Levi, il fedele automa, diviene il ricettacolo di una strana muffa gialla che si integra nei circuiti, aprendo la strada all’autocoscienza.
È un ciclo continuo di morte e decomposizione che spesso assume connotati orrorifici. Eppure, non possiamo fare a meno di considerare che quello a cui assistono i naufraghi non è altro che il principio fondante della vita stessa. Non tutto è perduto, però. Sam da remoto riesce a far atterrare la nave madre, la Demeter, sul pianeta. Ed è a quel punto che tutti i sopravvissuti decidono di mettersi in viaggio per raggiungere l’unica scialuppa d’emergenza che potrebbe riportarli a casa. Consapevoli che dovranno attraversare una terra piena di pericoli.
Scavengers Reign: dall’Orrore Cosmico al Fumetto Asemico
Scavengers Reign non ha un’animazione spettacolare o tecnicamente elaborata. Possiede però una forza suggestiva che attinge al meglio della fantascienza di ogni angolo del globo. Già intuibile in Scavengers, il corto di qualche anno fa che presenta in nuce la storia dei naufraghi spaziali. Otto minuti di colore, fantasia e psichedelia pura. La serie intera è costellata di simboli, momenti estatici e attimi di puro terrore. Non ha senso soffermarsi su ciascuno di essi, ma vale la pena citare i rimandi culturali perché ne rappresentano la vera chiave di lettura.
L’atmosfera claustrofobica di Alien e la natura terrificante e indomabile di Dune. Il pianeta Vesta stesso, con la sua “coscienza” e le sue reazioni alle emozioni umane, ricorda l’oceano senziente di Solaris. Vesta non è uno sfondo, è un personaggio attivo e che si muove per vie imperscrutabili.
La giungla lussureggiante ma pericolosa di Vesta ha la stessa “vibrazione” di Nausicaä della Valle del Vento di Miyazaki. I personaggi devono imparare a comprendere — non a dominare — un ecosistema alieno e simbiotico. Si vedono poi chiari richiami alla biologia mutante di Katsuhiro Otomo e ai mondi del Ciclo della Fenice di Osamu Tezuka.
I creatori hanno anche citato l’influenza dei film di Satoshi Kon per l’attenzione al confine sottile tra realtà e percezione. Un confine che nel viaggio allucinatorio di Kamen diventa sempre più labile. Ma l’impronta più forte è quella di Moebius, l’alter ego di Jean Giraud. Scavengers Reign è figlia dei deserti messicani che il disegnatore trasformava in paesaggi alieni. Le piante impossibili, gli animali mai visti, che siano dal suo ciclo del Mondo di Edena o dal bestiario de La fauna di Marte, si rispecchiano fedelmente negli splendidi e inquietanti paesaggi di questa serie.
Non è solo Moebius il padre spirituale, però. C’è anche il mistero del Codex Seraphinianus, l’enciclopedia disegnata dall’italiano Luigi Serafini. Un libro illustrato con migliaia di specie animali e vegetali mai esistite, con descrizioni scritte in un alfabeto asemico, mai parlato dall’uomo. Anche Scavengers Reign propone un mondo simile, abitato da specie mute e ancora incontaminate.
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