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Ghost Hunters, lo show (pseudo) scientifico del paranormale

All’interno del ricco e variegato panorama di programmi dedicati ai fantasmi, questo longevo reality punta a distinguersi per serietà e sobrietà

di Livio Pacella
08/05/2022
in Articoli, Artwork
Cover di Ghost Hunters
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Ghost Hunters (Cacciatori di Fantasmi) è una serie americana di genere reality documentaristico sul paranormale, andata in onda dal 2004 al 2016 per 11 stagioni – 230 episodi!, senza contare altre 10 puntate speciali – sul canale USA Syfy. 

La serie è stata successivamente ripresa dal canale A&E per altre due stagioni (2019-20); la quattordicesima e ultima è stata invece prodotta da Discovery+ (2021-22). In Italia la serie è stata programmata, in modo disordinato e a partire dal 2010, su AXN Sci-Fi, D-MAX e Blaze, talvolta con il nome di Cacciatori di fantasmi: TAPS.

TAPS è l’acronimo di The Atlantic Paranormal Society, società che da molti anni conduce indagini approfondite in luoghi infestati da attività soprannaturali o da altri inspiegabili fenomeni, sempre comunque riconducibili all’ambito del paranormale.

Dal Texas alla Louisiana, scuole pubbliche o teatri, dall’Ohio al Minnesota, ospedali psichiatrici o alberghi in disuso, dalla Pennsylvania allo stato di New York, ex basi militari o addirittura un’intera città mineraria, dall’Alaska all’Arizona, eccetera, senza naturalmente dimenticare le numerosissime abitazioni private…

Paura e pseudoscienza

Capofamiglia, proprietari o custodi che siano, la questione all’origine per cui la TAPS viene interpellata è ogni volta la stessa: la paura. Ombre, voci, sagome sfuggenti, urla strazianti, porte che sbattono, oggetti che si muovono, vertigini improvvise, graffi sulla schiena sbucati dal nulla… Il repertorio delle paurose ricorrenze è tanto variegato quanto, in fondo, ripetitivo.

Ripetitivo e ossessivo, se si pensa all’incredibile varietà di programmi sul soprannaturale, soprattutto Fantasmi & Company (a pari merito con Alieni e UFO), che infesta attualmente i palinsesti notturni dell’italico digitale terrestre. A differenza però di molti altri show del genere, Ghost Hunters ha senza dubbio un merito del tutto peculiare. Lo sforzo continuo, fin dagli esordi, di tenere il discorso su un piano scientifico. Nonostante la natura prettamente non scientifica o meglio, pseudoscientifica, della materia.

In questo senso la TAPS non si serve di medium o di altri spiritisti.  Ma solo ed esclusivamente di investigatori e di apparecchiature elettroniche atte a registrare dati sensibili (talvolta inaccessibili ai sensi umani) o a misurare variazioni d’ogni tipo nell’ambiente: dalla temperatura al campo elettromagnetico. 

Sobrietà e pragmatismo in Ghost Hunters

L’utilizzo di tecnologia ad hoc in campo soprannaturale è diventato ormai un vero e proprio trend, con conseguenze talvolta a dir poco grottesche. In altri programmi affini vengono spesso introdotte delle vere e proprie invenzioni originali (e rivoluzionarie). Per rilevare l’eventuale presenza di spiriti, o addirittura per comunicare compiutamente con questi, o anche, in ultimo, per riuscire a catturarli fisicamente. 

Ovviamente ognuna di queste cosiddette invenzioni funziona in virtù di misteriosi congegni elettronici e ancor più misteriose leggi fisiche. Un esempio piuttosto banale è costituito dalla spirit box. Sorta di scatola magica capace di tradurre le onde elettromagnetiche circostanti in singole parole con senso compiuto, e quindi di donare la voce ai fantasmi.

Il nostro team, per lo più capitanato da Grant Wilson o da Jason Hawes – entrambi investigatori principali e cofondatori di TAPS – si muove invece con più prudenza e circospezione. In fondo si tratta di uomini assai pratici, dato che entrambi di giorno lavorano come idraulici: la caccia ai fantasmi è quindi attuata nel tempo libero, di notte o durante i weekend. Questo per sottolineare come non vi sia scopo di lucro negli interventi compiuti dalla squadra e come al contempo i loro piedi restino, per così dire, abbastanza per terra. Almeno agli esordi, dato che il piccolo schermo ha da sempre il potere demoniaco (quello sì!) di corrompere ogni cosa, soprattutto se di nobili intenti (ché altrimenti non sarebbe poi neanche questa gran corruzione).

L’incipit di un’indagine scientifica (o quasi)

Preliminare all’indagine in loco, come è d’obbligo per quasi tutti i programmi dedicati alle fantasmatiche infestazioni, è la conduzione di un’indagine storica sul luogo stesso – ovvero il procedere al reperimento di quante più informazioni possibili sulla costruzione dell’edificio, sul suo passato in generale e su quello dei suoi eventuali inquilini.

La storia dell’edificio e dei suoi abitanti è fondamentale per poter successivamente dare un senso alle presenze che in quel luogo si riscontreranno. Non avvalendosi di medium che possano compiere riti esorcisti né di pentolame alla Ghostbusters con cui imprigionare sfuggenti ectoplasmi, questi cacciatori di fantasmi inizialmente si limitano (per così dire) a verificare il livello di anomalie fisiche ambientali, se ve ne sono. Anomalie che per loro sono comunque sinonimo di una presenza paranormale. 

Una volta verificata la spiritica presenza il team si prodiga a spiegarne l’ipotetica origine e natura. Tranquillizzando per lo più – anche se non sempre – i proprietari e mettendoli sulla strada di una futura pacifica convivenza con i suddetti fantasmi.

Capita anche che il gruppo di ricercatori si trovi nell’obbligo di dover sfatare eventuali abbagli soprannaturali. Riconducendo la ragione di questi a malfunzionamenti nell’impianto elettrico o idraulico, a particolari conformazioni di pavimento, muri o soffitto, a luci riflesse in modo particolare o anche (è capitato) a vecchie ragnatele pendule, poste ad una distanza tale dalla telecamera di sicurezza, da dare l’impressione di avere catturato in video una fantasmagorica sagoma evanescente… 

Questo per testimoniare la buona fede demistificatoria con cui agiscono i nostri cacciatori e la loro seria volontà di indagare scientificamente ciò che per definizione alla scienza dovrebbe sfuggire.

Ghost Hunters tra tecnologia e tipologia di spettri

Indagare in modo scientifico – con quali mezzi? Dunque, l’odierna tecnologia mette loro a disposizione: telecamere termiche e ad infrarossi, registratori di EVP (Electronic Voice Phenomena) capaci di captare ultrasuoni (o in generale onde sonore che sfuggono al nostro udito), rilevatori e misuratori di EMF (campi elettromagnetici), geofoni per misurare le vibrazioni nel pavimento, eccetera… oltre naturalmente alla strumentazione più normale, dai walkie-talkie alle semplici torce.

Le presenze a cui danno la caccia si possono grosso modo dividere in due categorie. Le ricorrenze residuali (sonore o visive), sorta di reiterata presenza energetica inconsapevole che rimane ‘appiccicata’ ad un luogo, solitamente per via di un avvenimento particolarmente traumatico (cruento assassinio su tutti, of course). 

Poi ci sono i veri e propri spiriti senzienti con i quali, in linea di massima, è possibile instaurare una connessione. O addirittura un dialogo. 

I dialoghi consistono in domande poste ad alta voce al fantasma, alle quali egli (o ella) può rispondere con un sì o un no, interagendo con un particolare dispositivo elettronico che gli permette di accendere una luce una volta (ad esempio per il sì) o due (per il no), oppure battendo da qualche parte i fatidici colpi (uno o due, come sopra).

Se tutto questo ora vi sembra già abbastanza folle, o anche molto più che folle, bisogna considerare che gli altri programmi del genere vanno ben al di là in entrambi i campi. 

In quello della dotazione tecnologica, esibendo strampalate invenzioni con lo scopo di personalizzare sempre più l’ipotetica presenza spiritica 

In quello dei dialoghi – per lo più compiuti per mezzo di questi stessi macchinari – millantando in tal modo la capacità di interpretare variazioni di temperatura o di pressione come veri e propri discorsi articolati da parte dei fantasmi.

Dialogare con i fantasmi

Dialogare con i fantasmi è comunque cosa imbarazzante. Sia all’interno di un’indagine metodica e prudente sia all’interno di uno show a caccia di momenti puramente spettacolari. Perché in entrambe le situazioni gli investigatori dell’occulto stanno evidentemente parlando da soli. E a prescindere da questo dettaglio, rivolgersi ad un fantasma – uno spirito, una presenza o un’energia che si voglia – come fosse un essere umano o simil umano, suona un po’ come una dissociazione psicotica… 

Della serie: “Se ci sei, avvicinati a quella lucina che vedi lampeggiare… Non avere paura. Puoi toccarla se vuoi. La vedi la lucina? Se la tocchi, le fai cambiare colore… Non vogliamo farti del male. Sei uomo o donna? Sei un bambino? O una bambina?”

Come se si stesse parlando ad un bambino – o ad una bambina – molto timido e traumatizzato, o anche solo un po’ deficiente. C’è qualcosa che evidentemente stride.

Ad esempio, in questo caso un problema che subito si pone è la possibilità di figurarsi un fantasma che vede e tocca le cose, oppure uno spettro che potrebbe o meno avere paura… 

Qualsiasi figurazione di un fantasma come di un ex essere umano riserva comunque non pochi problemi, in primis in chiave estetica. 

Ad ogni modo questo tipo di dialogo è il modello TAPS ed è molto più sobrio di altri modelli. Uno su tutti, quello di Ghost Adventures con Zak Bagans, famoso team leader che si dilettava nel provocare e insultare le entità, partendo dal presupposto fossero tutte malvagie. 

In quello show, si sentiva sovente dire, o meglio, urlare: “Dove sei? Vieni avanti se hai coraggio, non ho paura di te! Ti sfido! Ti ho detto di venire qui, codardo! Vigliacco!” 

Ecco, tutto questo risuona – a noi, ma credo anche ai fantasmi – molto più idiota, plateale e sconclusionato. Soprattutto, risuona a vuoto.

A conclusione della caccia: la grande narrazione

I cacciatori della TAPS sono dotati di pazienza e sangue freddo. Non sempre riescono a raggiungere risultati sensazionali o eclatanti, a riprova della bontà delle loro indagini. Senza dunque ricorrere ad effetti speciali, preferiscono installare registratori e telecamere con sensori di movimento et similia nei punti caldi della zona (quelli in cui sono state segnalate strane apparizioni o lamenti lugubri ecc.). Solo in un secondo momento si mettono a visionare ed analizzare metodicamente tutto il materiale acquisito, alla ricerca di segni più o meno inconfutabili di qualsiasi presunta attività paranormale.

Riassumendo. Punto di partenza di Ghost Hunters sono grandi e antichi edifici, spesso fatiscenti e in disuso, con proprietari o custodi convinti i suddetti edifici siano infestati dai fantasmi. Ecco allora accorrere – gratuitamente – The Atlanta Paranormal Society, a verificare presenza ed eventuale origine soprannaturale delle anomalie. Per finire, una volta conclusa l’indagine in loco ed eseguita la capillare analisi delle registrazioni effettuate, avvalendosi inoltre di una ricerca sul passato del luogo in questione, gli investigatori a capo del team offrono ai loro spaventati clienti (e a noi spettatori) una grande narrazione conclusiva. In grado di spiegare la genesi di quei fantasmi o di quelle energie residuali e il loro effettivo grado di pericolosità. Dichiarandole per lo più (ma non sempre) innocue. E auspicando per l’avvenire una pacifica convivenza tra spiriti ed esseri umani. 

E vissero felici ed evanescenti.

Ghost Hunters: perché vederlo? 

Il fenomeno oggetto di questa e di tutte le trasmissioni del genere, è per sua natura sfuggente e difficilmente inquadrabile. I fantasmi non esistono, si sa: non tanto perché non possano esistere altri piani della cosiddetta realtà a noi tuttora ignoti, ma proprio perché la loro ipotetica esistenza potrebbe essere colta solo di rimando, in modo cioè indiretto, e comunque sempre in via frammentaria. Ombre confuse, movimenti captati con la coda dell’occhio, sonorità angoscianti – talvolta risate, talvolta pianti, talvolta incomprensibili… 

Da che esiste il mondo dell’occulto, per loro natura i fantasmi sono – devono essere – invisibili. 

Dunque la forza di uno show sul paranormale sta tutta nella sua credibilità. Malfunzionamenti in simultanea degli apparecchi elettronici, batterie piene esaurite in pochi istanti, improbabili picchi di tensione o sbalzi di temperatura, fluttuazioni nel campo elettromagnetico, apparizioni e rumori inspiegabili. Tutte cose che possono accadere e che accadono in Ghost Hunters. Assumiamo naturalmente tutto ciò non sia il frutto di una becera manipolazione. Il punto quindi rimane: di quanta verità decidiamo di investire ciò a cui stiamo assistendo? Forse l’unico modo per poter godere di questa serie è attuare una totale sospensione del giudizio, senza mai porsi il problema dell’esistenza o della non esistenza del paranormale.

Tenendo comunque sempre bene a mente che la TAPS non fa cerchi di sale, non brucia la salvia per purificare stanze maledette, e se si ritrova una particella di polvere danzante davanti la telecamera, assai difficilmente la scambierà per un corpuscolo di energia (fenomeno chiamato Orb)… 

Certo, il rischio per noi è di divenire facili prede della noia; del resto i fenomeni inspiegabili sono sempre imprevedibili, ma non sempre raggelanti. 

Standard e colpi di teatro in una serie sul paranormale

Rispetto ai suoi cloni seriali più spettacolari e dilettanteschi (tipo il sopracitato Ghost Adventures), Ghost Hunters paga lo scotto della sua buonafede pseudoscientifica. 

Niente sfide all’Ok Corral con i fantasmi, niente blocco forzato per 72 ore all’interno dell’edificio maledetto, niente scatole magiche che fanno diverse voci da pelle d’oca con tanti faretti colorati. E soprattutto un parco utilizzo di: “mi sento strano, non sto per niente bene, non mi sento più le gambe, mi sento pesante, mi sento leggero”… 

Quasi il sentimento di sé o addirittura la propriocezione possa essere un affidabile strumento di rilevamento del paranormale (e in altre serie lo è).

Anche i nostri, va detto, nel lungo corso della loro attività televisiva, si sono scontrati contro entità malvagie o si sono trovati ad inscenare un concerto per archi allo scopo di invogliare una coppia di vecchi fantasmi ballerini a mostrarsi… Non sono dunque mancati i colpi di scena, né i colpi di teatro: ma tutto sempre e solo all’insegna di una professionalità i cui parametri – per questa strana materia – sono tutti ancora da stabilire. 

Anche se di sicuro Ghost Hunters ha contribuito non poco negli anni a fissare alcuni standard nell’immaginario collettivo. Standard che da allora sono diventati di uso comune all’interno della variegata e bizzarra categoria, ancora in divenire, dei cacciatori di fantasmi. 

Detto tutto ciò: trattasi di oltre duecento episodi focalizzati sulla caccia ad una preda che non si può – o che a malapena si può – vedere o sentire… yeah yeah.

Un esempio di programma-spazzatura sullo stesso filone: Il Boss del paranormal

Il Boss del paranormal, quei tristi spaventi da divano

Tags: finzione & realtàGhost Huntersparanormalereality
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