Here We Woe Again è il titolo scelto per inaugurare la seconda stagione di Wednesday (Mercoledì), la serie cult di Netflix creata da Alfred Gough e Miles Millar, con la regia di diversi episodi firmata da Tim Burton. Un’apertura che non è casuale: la parola woe (dolore, sventura, disgrazia) è ormai un marchio di fabbrica dello show, già presente in tutti i titoli della prima stagione, uscita nel 2022. Ma perché proprio ‘woe’? La risposta arriva direttamente da Morticia Addams, interpretata da Catherine Zeta-Jones: «Anche se mia figlia è nata di venerdì, naturalmente un venerdì 13, ho voluto chiamarla Mercoledì ispirandomi a una delle mie poesie preferite, che recita: Il bambino nato di mercoledì sarà pieno di dolore (Wednesday’s child is full of woe).»
Una scelta che lega indissolubilmente il nome della protagonista, incarnata da una magnetica Jenna Ortega, al destino oscuro e affascinante che rende la serie un fenomeno globale. Wednesday riporta in auge l’intera stirpe Addams: una sfida difficile, trattandosi di uno dei miti dark per eccellenza, con i propri codici e seguaci. La famiglia Addams non solo esiste da quasi un secolo, ovvero da quando il suo creatore, Charles Addams pubblicò la prima vignetta sul New Yorker nel 1932. Ma è l’icona gotica pop per eccellenza, in tutto il mondo.
Come raccontiamo nel nostro articolo speciale dedicato alle curiosità della serie The Addams’ Family degli anni ‘60, quelle due stagioni segnarono i tempi della televisione e dell’immaginario collettivo. Gli Addams sono la rappresentazione felice del nero e dell’oscuro, il macabro gioviale che regola una famiglia internamente molto legata. La nuova serie riprende molti degli aspetti originali della vecchia e del primigenio fumetto. Ma questa volta Mercoledì esce di casa.
Mercoledì: un’adolescente tra Poe e i ragazzi ‘particolari’
Nella prima stagione la protagonista ormai adolescente, esclusa dalle scuole normali per le sue azioni estreme (come gettare piranha in una piscina), viene mandata alla Nevermore Academy, istituto per ragazzi “particolari” ispirato all’immaginario di Edgar Allan Poe. Qui gli studenti sono umani con caratteristiche di mostri: sirene, lupi mannari, gorgoni, vampiri e altre amenità mitologiche.
Mercoledì, dotata di visioni che le permettono di scrutare passato e futuro, inizialmente diffida della scuola, ma ben presto viene attratta dai misteri che la circondano. Nevermore è un’enorme tenuta isolata dal mondo, vicina ad una cittadella americana (Jericho) che a stento sopporta i mostruosi adolescenti figli di altrettanto ricchi mostri. Ma l’Istituto fa ampie donazioni alla città che ogni anno manda giù l’amaro boccone di nuovi arrivi a Nevermore.
Eppure, per quanto strano, questo luogo per anormali ha un pizzico di normalità. Non mancano le cotte adolescenziali e i balli studenteschi. Ma queste ‘normalità’ non affossano la serie, anzi, sono l’occasione per rispolverare correnti stilistiche quasi dimenticate. La danza di Mercoledì al ballo studentesco è diventata immediatamente virale. Coreografato dalla stessa Ortega, il balletto resuscita canoni della vecchia New Wave e Gothic music, rendendoli assolutamente moderni.
Mercoledì rifiuta i social, preferisce musica classica e la scrittura, incarnando uno stile di vita alternativo alla superficialità moderna. Nell’ universo Nevermore i difetti diventano virtù, e l’identità ‘mostruosa’ si trasforma in orgoglio.
“La normalità è solo un’illusione”
Come diceva Morticia nella serie degli anni ‘60: ‘La normalità è solo un’illusione’. E la vita va considerata anche per le sue ombre. Anzi: più tenebre e lampi ci sono meglio è. Mercoledì non ha paura della morte, né di soffrire. Il giorno del suo compleanno, quando a sorpresa le organizzano una festa, afferma: “Ma sì, va bene. Non sono contraria ai compleanni. Ogni anniversario mi ricorda che sono un anno più vicina al freddo abbraccio della morte”.
Molti sono i personaggi che oltre a Mercoledì popolano Nevermore e ci trascinano a voler vedere il seguito. La sua compagna di stanza Enid (Emma Myers) è una ragazza dolce, che ama da morire i colori ma che può trasformarsi in lupo mannaro nei momenti meno opportuni. Si trova a Nevermore per controllare la sua capacità: keep calm and don’t wolf out è uno dei suoi motti per eccellenza.
Il ragazzo per cui Mercoledì prende una bella cotta, Tyler Galpin (Hunter Doohan), è un umano con la facoltà incontrollabile di trasformarsi in un mostro omicida. Poi c’è Bianca (Joy Sunday), una studentessa modello che quando vuole può ‘sirenare’, ovvero incantare chiunque la ascolti e convincerlo a fare quello che vuole. E così via. Senz’altro non mancano le stranezze e lo spirito del grottesco trionfa sovrano, per la gioia di Tim Burton.
Mercoledì: Mano (Thing)
Inoltre ritroviamo una delle grandi icone Addams: Thing (Mano) interpretata dall’artista e mago rumeno Victor Dorobantu. I produttori della serie l’avevano notato in uno show televisivo in Romania – tipo Italia’s Got Talent – e subito intercettato per questo ruolo così difficile. La bravura di Dorobantu sta nel trattare Mano come un essere umano completo di tutto, un attore vero e proprio.
“Vedo Mano come un corpo umano. Durante le riprese, cercavo di pensare al polso come fosse il suo volto e la sua linea degli occhi. Cercavo di fargli girare la testa. Cercavo di farlo mettere a terra, di vedere il pollice come una gamba e il mignolo come un’altra gamba, e di dargli costantemente delle espressioni.” Mano ha da sempre spopolato, diventando fin da subito uno degli Addams più amati dal pubblico.
Nella serie degli anni ‘60 era lo stesso Lurch (Ted Cassidy) ad interpretare Mano. Uno dei grandi rammarichi della post produzione fu di non aver fatto nemmeno una foto di questo omone (era alto 2 metri) che così spesso si accovacciava sotto il tavolo, facendo morire tutti dal ridere. Alla fine delle riprese Ted Cassidy si portò a casa per ricordo la scatola di Mano che in seguito la moglie vendette a cifre folli a dei collezionisti.
La nuova stagione di Mercoledì
Si attendeva con grande impazienza la seconda stagione tanto che il lancio era stato pompato in molte grandi città: Parigi aveva addirittura dedicato una ‘spiaggia estiva’ al tema della serie e nella stazione di Milano enormi pannelli video preannunciavano i nuovi personaggi della Nevermore Academy. Il formato d’uscita era stranamente singolare per Netflix: 4 puntate ad agosto e il seguito a settembre. Steve Buscemi e Lady Gaga si sono aggiunti al cast, aumentando la suspense mondiale.
Dopo i primi scorrevoli episodi tuttavia, la serie barcolla in un miscuglio di eventi turbinosi e la sovrapposizione di trame e nuovi personaggi affossano la linea narrativa. Due parole sul plot. Mercoledì, reduce da un’estate difficile passata a dar la caccia a un serial killer, ritorna a scuola dove viene adorata come un’eroina. Tutta questa fama l’innervosisce. «Mi piaceva di più quando ero temuta e odiata», dice con tono monocorde, mentre uno stormo di compagni di scuola ammirati le si affolla attorno agitando i quaderni per avere degli autografi.
Durante tutta la stagione dovrà far fronte a una serie di minacce, alla resurrezione di mostri che si credevano morti e sepolti e ad inaspettati scambi di identità con la sua compagna di stanza Enid. Nel frattempo le tensioni famigliari si infittiscono e il rapporto con la madre peggiora, sfociando addirittura in un duello di spade, in pieno stile Addams.
Il disastroso successo della seconda stagione
Nonostante i meravigliosi costumi e la bravura di alcuni attori, Ortega in testa, viene inevitabilmente da domandarsi perché Buscemi abbia accettato di trasformarsi in una specie di Ned Flanders e come mai Tim Burton non abbia sfoltito la sceneggiatura che straborda da ogni parte. E soprattutto, perchè Lady Gaga era truccata così male, proprio lei, regina dello stile Gotico?
La coppia Gomez-Morticia sfocia in un vero disastro: priva di ogni tensione erotica, caratteristica che aveva reso famosa questa serie e che vedeva in Morticia la prima Mamma sexy del piccolo schermo, il binomio Zeta Jones e Luis Guzmán è un fallimento totale, così come altri personaggi che le critiche hanno definito come ‘troppo teatrali’.
Nella seconda stagione inoltre vengono spazzate via tutte le cotte adolescenziali: al loro posto troviamo un’amicizia piatta e asessuata, proposta come soluzione universale ai drammi, giovanili e non. Persino Tim Burton sembra essersi adeguato alle mode contemporanee, e la Famiglia Addams appare meno “controcorrente” di un tempo.
Tutti questi ingredienti hanno naturalmente condotto, ahi noi, ad un universale successo di pubblico.
Leggi il nostro speciale sulla serie originale: La famiglia Addams
La Famiglia Addams compie 60 anni: se la normalità è un’illusione

















