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Il Baracchino, finalmente qualcosa di nuovo! | Animazione
Il Baracchino, podcast | Puntata a cura di Untimoteo
Nella tarda primavera del 2025 è arrivata su Prime Video una nuova serie animata italiana: Il Baracchino, 6 episodi di venti minuti scarsi ciascuno. Una commedia dalla partenza demenziale, che poi ci lascia con una nota di amarezza. Anche se non possiamo gridare al miracolo e neppure salutare l’alba di un nuovo rinascimento per l’animazione italiana, fa bene sperare che una grande casa di produzione come Lucky Red voglia scommettere sull’animazione, sperimentando un approccio giocoso e fuori dagli schemi.
Se anche nelle prossime uscite il team creativo, composto dai siciliani Nicolò Cuccì e Salvo Di Paola, riuscirà a mantenere lo spirito di quest’opera – eliminando certe legnosità – allora potremo ben sperare per il futuro di quest’arte nel nostro paese. Nel frattempo, date una chance a questo cartone: è originale, attinge sia a un immaginario universale che alla tradizione italiana. Regala qualche immagine divertente e, infine, ci mette quel pizzico di malinconia mediterranea che, tra un sorrisino e l’altro, ti coglie piacevolmente impreparato.
Senza contare che la breve durata di ogni episodio la rende perfetta per una pausa di relax tra una serie post apocalittica e l’altra.
“Animazione” è il format del podcast di Mondoserie dedicato alle diverse scuole ed espressioni del genere, dall’Oriente alla scena europea e americana.
L’ultimo valzer prima della fine
Il Baracchino è o meglio, è stato, il tempio della comicità dal vivo. La cui star era Tatiana, battutista di talento, scomparsa lasciando affranti la nipote Claudia e Maurizio, il proprietario del locale. Claudia è un’aspirante direttrice artistica, che vorrebbe ridare vita al Baracchino, ingaggiando una serie di nuovi commedianti. Maurizio, invece (che è un unicorno scorbutico e tappetto), vorrebbe vendere tutto a un vecchio socio, pronto a trasformare il cabaret in una kebabberia. Seguono furiose discussioni in cui cerca di far da paciere il timido Gerry, lo sguattero tuttofare, maltrattato da entrambi.
Alla fine i due tentano il tutto per tutto ma la nuova line up sembra proprio male assortita: il rissoso piccione Luca, la dinosaura eco-ansiosa Tricerita, John Lumano, un tentacolare alieno che cerca di mimetizzarsi con poco successo, Marco – che poi è la Morte -, un paio di ciambelle e, infine, Leonardo da Vinci. Oltre che male in arnese poi, questi nuovi comici sembrano non avere chissà che repertorio di battute. Anzi, non fanno proprio ridere. Così per la prima serata ci si affida a Larry Tucano che, come potrete aver già intuito dal nome, è un uccello tropicale con il corpo da uomo. E che proprio al Baracchino aveva mosso i primi passi per diventare una star del palcoscenico. Ma muore. Per ritornare sotto forma di fantasma, in un improbabile team up con lo sfigatissimo Gerry…
Una sottotrama vede impegnati i due nella ricerca della battuta perfetta, scritta da Tatiana anni prima e nascosta chissà dove. In attesa dell’ultima fatidica serata, che sancirà la fine o la rinascita del Baracchino, i nostri protagonisti si ritrovano a tirare le somme della propria vita. Ma quando tutto sembra andare per il meglio, dal passato di Maurizio riemerge un vecchio antagonista…
Il Baracchino: un esperimento riuscito
Nel podcast viene dato atto a Il Baracchino di aver saputo sorprendere. Sia dal punto di vista stilistico che narrativo. Prende un prodotto di matrice tipicamente USA, ovvero la stand up comedy, e la immerge nel fumoso mondo dei sottoscala italiani. E chiama come doppiatori sia attrici e attori di comprovata esperienza come Pilar Fogliati e Pietro Sermonti (Boris), comici televisivi ormai noti come Lillo Petrolo e Frank Matano, e voci emergenti come Tinti e Rapone, Michela Giraud, Luca Ravenna, Yoko Yamada. Gente che si sta facendo le ossa proprio nel mondo della stand up comedy.
Il Baracchino si diverte a sparigliare le carte, usando una forma nuova per uno spirito antico. Intanto, come viene spiegato nel podcast, commistiona all’interno della stessa inquadratura differenti stili grafici: passo uno, cut up, CGI, marionette e animazione bidimensionale classica (come nel cartone animato americano Lo straordinario mondo di Gumball). Ognuna per un diverso membro del cast. Si scorgono echi di Tim Burton, di Bojack Horseman, dell’animazione indipendente e della scuola sovietica. Ma anche del caleidoscopio stilistico dei due film animati di Spiderman concepiti da Phil Lord.
Anche se non è certo l’apice della produzione animata del momento, questa serie segna il passo verso un approccio più giocoso e sperimentale. Speriamo siano le prime avvisaglie di un movimento emergente. Di opere come Il Baracchino, l’animazione italiana ha un gran bisogno.
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