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Undone: tra sogni e desideri, alla ricerca della realtà | Animazione
Undone, podcast | Puntata a cura di Untimoteo.
Raphael Bob Waksberg e Kate Purdy, produttori del pluripremiato cartone Netflix Bojack Horseman, realizzano – tra il 2019 e il 2022- per Prime Video una serie animata di due stagioni in 16 episodi della durata di 25 minuti ciascuno: Undone. Chi si aspetta un Bojack 2 rimarrà forse deluso. Perché il tono della serie è sì quello drammatico, ma senza la lente distorta della commedia grottesca. Ciò nondimeno con Undone il team creativo Purdy-Waksberg porta la sperimentazione narrativa e visiva a un livello successivo. Assumendosi dei grossi rischi, ma sostanzialmente vincendo la scommessa.
La storia ruota attorno al disagio di Alma, che soffre la perdita del padre avvenuta in tenera età, e che sfoga la propria frustrazione sulla madre, sulla sorella e sul fidanzato Sam. La misura diventa per tutti colma quando la protagonista si ritrova coinvolta in un incidente automobilistico e, una volta risvegliata dal coma, inizia a soffrire di visioni. Inclusa quella del padre morto.
“Animazione” è il format del podcast di Mondoserie dedicato alle diverse scuole ed espressioni del genere, dall’Oriente alla scena europea e americana.
How was made it? la tecnica del rotoscopio
Inizia così un intricato gioco narrativo in cui lo spettatore si ritrova incastrato tra interpretazioni differenti della stessa realtà. Forse una visione di una mente schizofrenica, forse una rivelazione ultraterrena di riconnessione al proprio retaggio ancestrale o forse il sogno di una persona in coma. La seconda stagione linearizza un po’ di più lo svolgimento dei fatti. Non tanto per compiacere il pubblico offrendo un prodotto più abbordabile ma per fare entrare in questo strano gioco anche gli altri membri della famiglia.
Undone raggiunge profondità e ricchezza di narrazione grazie all’ibridazione di tecniche che fondono la recitazione attoriale con l’animazione. Come in Apollo 10 e mezzo e nel mitico A Scanner Darkly (opera dello stesso team creativo), questa serie si avvale del rotoscopio. Ovvero quella particolare tecnica che consiste nel filmare attori in carne e ossa in uno studio di posa e poi sovrapporre al girato dei disegni. Che ne ricalcano espressioni e fattezze ma che al contempo permettono immensa libertà creativa per scene e situazioni, bypassando qualsiasi problema di budget.
Il rotoscopio quindi permette la creazione degli effetti più fantasiosi, amalgamando in maniera eccellente la recitazione degli attori con gli elementi disegnati. Permettendo al duo di produttori-autori di creare un storia che intreccia l’analisi psicologica con il sogno e le allucinazioni. In linea con una delle recenti fonti di ispirazione di Waksberg, ovvero le opere del regista anime Satoshi Kon. Di Kon abbiamo parlato qui in forma scritta e qui in podcast.
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