Gangs of Oslo (Blodsbrødre) è una serie norvegese di genere crime-poliziesco del 2023. Inizialmente prodotta da Monday Scripted per il canale nazionale TV 2, è stata successivamente acquisita da Netflix per la distribuzione internazionale. La serie – tuttora in corso – consta di una prima stagione di 6 episodi di 48m ciascuno. Gangs of Oslo, il cui titolo richiama volutamente la più nota Gangs of London (che a sua volta si rifaceva al film di Scorsese Gangs of New York), è stata ideata, scritta e diretta da Ole Endresen (già regista e autore di show come Il giovane Wallander e lo spassoso Lilyhammer).
La serie, che esplora una parte del sottomondo criminale di Oslo e della polizia che lo contrasta, ha – per ammissione del suo stesso autore – diversi riferimenti (più o meno pertinenti): innanzitutto a Snabba Cash, serie parallela ambientata a Stoccolma. Poi al film City of God (really?), ambientato invece nelle favelas brasiliane e a The Wire, la grande serie americana che racconta i diversi mondi di Baltimora, partendo proprio da quello criminale. Infine a La Haine (L’odio), l’esplosivo esordio cinematografico di Mathieu Kassovitz. Ora, premesso che tutte queste indicazioni c’entrano davvero poco con questa serie, a La Haine va però dato il merito di aver per primo crudamente mostrato la realtà periferica e multirazziale delle banlieue parigine – e il loro rapporto con le oppressive forze dell’ordine.
Ecco, niente di tutto questo si ritrova in Gangs of Oslo, la cui dimensione è invece ispirata molto più a film e a serie televisive (come sopra riportato) che alla realtà metropolitana norvegese. Nota positiva: lo show è interpretato principalmente da un ottimo cast di non professionisti, scelta che si è rivelata vincente.
Guardie e Ladri
In un quartiere degradato della capitale norvegese, Lakkeberg, Moaz (Emir Zamwa) e Rami (Mohammed Youssef), figli di immigrati, sono migliori amici. Crescono assieme in una banda di giovanissimi scapestrati, guardandosi l’un l’altro le spalle. Entrambi svegli e ambiziosi, Moaz è più prudente e riflessivo mentre Rami è più carismatico e impulsivo. Crescendo, i loro percorsi divergono: Moaz diventa un poliziotto, Rami un criminale. E il primo è in debito con il secondo, senza il cui aiuto paradossalmente non sarebbe potuto nemmeno entrare nel corpo di polizia.
Ma quando Moaz ottiene l’agognata promozione, viene trasferito proprio nella task force che indaga sugli Enemiez, la gang capeggiata da Rami. E i due non hanno ancora fatto i conti con il passato. Rami deve proteggere la sua gang a qualsiasi costo. Chiede quindi all’amico d’infanzia di fargli da spia sui blitz programmati dalla task-force contro la banda criminale. Moaz, in questa inedita funzione di informatore criminale, è diviso tra il senso del dovere e la lealtà verso Rami. Costretto a vivere sul filo del rasoio una pericolosa doppia vita. E a fare delle scelte sempre più difficili.
Tra la banda dedita allo spaccio di droga, poliziotti e politici e storie familiari varie, si inserisce la vicenda di Tarek (Ishak Kaya), un ragazzino del quartiere di cui si servono gli Enemiez a causa della minore età. Il caso di Tarek – che Moaz, rivedendosi in lui da bambino, cerca di recuperare dalla gang – è emblematico rispetto alla relazione tra quartiere disagiato, realtà criminali e minori in quel di Oslo (e non solo).
Gang of Oslo
Gangs of Oslo è un crime drama seriale che affronta il lato oscuro del sentimento di appartenenza. Quello che ad esempio unisce due vecchi amici che hanno condiviso insieme l’infanzia e la prima giovinezza. Quello che lega un agente di polizia alla sua squadra. E quello che lega un capobanda alla sua gang. O Tarek al suo quartiere. Per non parlare poi di famiglia, figli, amanti… A chi sceglierà infine di essere leale Moaz? Perché la sua lealtà – così come la lealtà di tutti i personaggi di Gangs of Oslo – è messa sempre più a dura prova.
Potere, violenza e corruzione. Il degrado del quartiere Lakkeberg. Il giro della droga. I minorenni al servizio della criminalità. Il razzismo. La brutalità della polizia. Le promesse dei politici. Questi sono i temi collaterali di un thriller seriale norvegese incentrato sulla bromance tra un criminale e un poliziotto (qualcosa che ricorda molto vagamente Suburra – La serie). Due amici, diventati giocoforza nemici, che non possono dimenticare di essere stati amici…
Gangs of Oslo è una serie ambiziosa e ben fatta, e al contempo superficiale e stereotipata. Non che questo sia un crimine. Semplicemente, almeno per ora, lo show non esce dai confini del divertissement crime. Con la particolarità, almeno per noi, di essere ambientato in Norvegia. Infine, a proposito del titolo: vi è a malapena una seconda gang nella serie, e il corpo di polizia non sembra proprio averne le caratteristiche. Si sarebbe forse dovuto chiamare: ‘Gang of Oslo’.
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